È evidente che il digitale, in particolare le
piattaforme social, ricettacolo di narcisi frustrati che inconsapevolmente
partecipano al feticismo delle merci, rappresenti una forma di appagamento del
desiderio libidico.
I corpi diventano veri e propri oggetti di culto, cui è assegnato un valore di
scambio stabilito dal tritacarne algoritmico. I rapporti sociali di conseguenza
si trasformano in transazioni, il cui ‘prezzo’ è determinato dall’abbondanza o
dalla scarsità dell’apprezzamento del profilo-utente. Questo spiega anche il
proliferare di app di incontri che illudono di poter rispondere alla domanda di
conforto, amore e senso di appartenenza sociale che appaiono ormai lontane
vestigia di un passato in cui si pagava in lire e si ascoltava la musica col
walkman. Alcuni bisogni umani non sono cambiati però, benché qualcuno spinga
verso il transumanesimo in cui sembra diventare ineluttabile l’interazione
uomo-macchina.
Tuttavia le emozioni, i sentimenti ed i bisogni psicologici si sono fatti merce
di scambio nel mondo governato dagli algoritmi che, capaci di
auto-apprendimento, si sono perfettamente adattati per rispondere alla domanda,
rispecchiando così la reificazione del mondo che contraddistingue il sistema
capitalistico. Gli algoritmi digitali si alimentano di interazioni umane, del
desiderio di accettazione sociale, del bisogno di amore e di rassicurazione,
della ricerca del sacro e del trascendente.
Gli algoritmi offrono soluzioni al disagio psicologico che grava su quest’epoca,
illudono di poter diventare milionari lavorando da casa e se non ci si riesce,
si può sempre comprare da milionari grazie a Temu. Questi insiemi di istruzioni
che lavorano in un mondo sotterraneo, invisibile e impalpabile ma che ha
effetti profondamente condizionanti sul singolo e sulla società, soddisfano le
pulsioni libidiche, ormai sublimate in un caleidoscopio di novità digitali che
intrattengono, distraggono e spolpano la mente. Il potere del digitale sta
nella capacità di colonizzare la psiche avvolgendola in una piacevole nebbia
anestetica perché capace di rispondere a qualunque bisogno psicologico. Il
digitale agisce da antidolorifico, narcotizza e insieme rasserena, distogliendo
dalle preoccupazioni, dalle domande scomode, dalla dolorosa ricerca di senso e
al contempo infonde piacere, presentandosi come facile soluzione alla nausea
esistenziale.
AM