Marshall McLuhan nel suo celebre testo "Gli
strumenti del comunicare" sosteneva che ogni tecnologia rappresenta
essenzialmente un prolungamento delle facoltà umane, fisiche o psichiche.
Secondo McLuhan, ogni mezzo tecnologico amplifica
una particolare capacità umana: la ruota è un'estensione del piede, il telefono
è un'estensione dell'orecchio, la televisione è un'estensione dell'occhio, i
vestiti sono un'estensione della pelle, i computer sono un'estensione del
sistema nervoso centrale ecc.
La sua visione considerava la tecnologia non come
qualcosa di esterno a noi, ma come parte integrante della nostra evoluzione
biologica e culturale. I mezzi tecnologici visti dunque non come semplici
strumenti che utilizziamo, ma vere e proprie protesi che modificano il nostro
modo di percepire e relazionarci con il mondo.
Vi è, secondo il sociologo canadese, però anche un
fenomeno complementare, ovvero ogni estensione comporta un' "amputazione".
Quando adottiamo una nuova tecnologia, deleghiamo ad essa alcune nostre
funzioni, rischiando di atrofizzarle, gli esempi che potremmo fare in tal senso
sono molteplici.
Queste intuizioni di McLuhan oggi risuonano ancora
più potenti, gli smartphone sono diventati estensioni della nostra memoria. La
realtà virtuale estende le nostre percezioni sensoriali. L'intelligenza
artificiale estende e amputa allo stesso tempo le nostre capacità cognitive.
Se McLuhan avesse potuto osservare il modo in cui
oggi si vive costantemente connessi ai dispositivi, probabilmente avrebbe visto
la conferma delle sue teorie. La sensazione di disagio quando si è senza
smartphone (la cosiddetta “nomofobia”) può essere interpretata come la reazione
a una temporanea "amputazione" di una parte ormai integrata di noi.
La visione di McLuhan ci offre una prospettiva
profonda per comprendere il rapporto simbiotico che abbiamo sviluppato con la
tecnologia. Non si tratta più di strumenti esterni che utilizziamo, ma di vere
e proprie estensioni del nostro essere, che modificano il nostro modo di
percepire e interagire con il mondo. Come suggeriva McLuhan, "prima
plasmiamo i nostri strumenti, poi sono questi che ci plasmano".
Oggi che la distinzione tra umano e tecnologico
diventa sempre più sfumata, il pensiero di McLuhan offre strumenti preziosi per
cavalcare questa trasformazione con consapevolezza e intenzionalità.