Ai tempi delle scuole superiori ricordiamo un
insegnante che cercava di placare una classe caotica alzando la voce,
distribuendo note e voti negativi. Risultato? Ulteriore caos e zero rispetto da
parte degli studenti. Costui cercava metodi "esterni" per ottenere un
minimo di attenzione ed ordine, ma gli studenti ne percepivano la debolezza di
fondo. Si creava così un circolo vizioso di ribellione e punizioni sempre più
severe. Un altro insegnante invece, non alzava mai la voce, aveva anche scarsa
empatia con gli studenti e non aveva neppure un aspetto che potesse incutere
timore. Eppure, nessuno fiatava, le lezioni si svolgevano in silenzio e
tranquillità. Come si spiega? Costui era una "presenza silenziosa".
Non aveva bisogno di strumenti coercitivi perché emanava naturalmente un'aura
di rispetto. Questa qualità si manifesta attraverso vari elementi sottili tra
cui la sicurezza del proprio ruolo, la coerenza tra parole e azioni, la
capacità di mantenere la calma anche in situazioni di tensione e di stabilire
confini chiari senza dover ricorrere a minacce. È interessante notare come gli
studenti, specialmente in età adolescenziale, siano particolarmente sensibili a
questi segnali non verbali. Possono percepire immediatamente la differenza tra
un'autorità autentica e un tentativo di imposizione dall'alto, reagendo di
conseguenza. Questa "essenza non verbale" ha radici profonde, è
simile al carisma che alcune persone possiedono naturalmente. Gli studenti
rispettano questi insegnanti non perché temono le conseguenze, ma perché
percepiscono una figura integra. L' autorità in ambito educativo non è qualcosa
che si può imporre attraverso la coercizione, trovando metodi psicologici
sempre più efficaci di controllo, ma una figura in grado di sviluppare quella
presenza interiore che emana naturalmente rispetto e attenzione. È quella che
potremmo chiamare "autorità naturale", una qualità che va oltre le
parole.