Opinioni polarizzate, tifo per fazioni, bianco o
nero. Quando si cerca di analizzare questioni complesse con imparzialità
arrivano a flotte i "ma voi da che parte state?" Questo accade
soprattutto perché l'appartenenza a gruppi ideologici definiti viene premiata,
mentre il pensiero indipendente genera sospetto ("gatekeeper"!). È
comprensibile, la comodità di identificarsi con una fazione definita è fonte di
sicurezza emotiva e senso di identità condivisa, ma il potere prospera su
queste dinamiche di fazioni contrapposte. Chi sceglie l'autonomia
intellettuale, osservando criticamente la realtà senza aderire a posizioni
preconfezionate, non viene visto di buon occhio, egli minaccia l'ordine
stabilito del dibattito polarizzato. Chi cerca di comprendere a fondo le
questioni non urla slogan, non si schiera aprioristicamente, ma prima osserva,
studia, riflette e valuta. Questo è un modus operandi malvisto, che mal si
concilia con le logiche di appartenenza organizzata, ne abbiamo fatto
esperienza negli anni. Siamo convinti che la libertà del pensiero individuale e
non l'affiliazione a strutture che perseguono primariamente il potere sia un
segno di onestà verso se stessi. Meglio essere guardati con sospetto piuttosto
che bearsi della comoda appartenenza ad un collettivo. Si rimane ai margini, ma
i benefici sono impagabili.