C'è una voce che ci segue fin dall'infanzia.
All'inizio è impercettibile, la sentiamo nei momenti più inaspettati: mentre
osserviamo il tramonto, durante l' ascolto di un brano musicale, quando ci
perdiamo tra le pagine di un libro o nell'istante in cui le mani creano
qualcosa che non sapevamo di poter realizzare. Crescendo, proviamo a soffocarla
sotto strati di pragmatismo e aspettative altrui. La copriamo con scuse
ragionevoli, la nascondiamo dietro scelte più sicure. A volte la perdiamo di
vista per anni, convincendoci che era solo un'illusione giovanile. Ma lei resta
lì, come un fiume che scorre silenzioso sotto la superficie della nostra
esistenza. Può sembrare scomparsa, ma continua il suo corso, fino a quando non
trova una via per tornare alla luce. Non importa quante volte cambiamo strada o
quanto lontano cerchiamo di fuggire: prima o poi tornerà. Il giorno che la
smettiamo di resistere, scopriamo che era lì ad aspettarci da sempre. Non aveva
mai smesso di credere in noi, anche quando noi stessi avevamo smesso di farlo.
Perché quella voce - chiamiamola vocazione o semplicemente verità - è la
bussola che indica la strada verso casa. Non verso un luogo fisico, ma verso
noi stessi. Verso ciò che, nel profondo, sappiamo di essere sempre stati.