No, non è snobismo dire che gran parte della controinformazione è peggio dell’informazione ufficiale. Più volte abbiamo sostenuto di seguire solamente questi ultimi ed è la verità.
È paradossale ma semplice da comprendere come posizione: il giornalismo mainstream, pur con tutti i suoi limiti, offre un vantaggio non trascurabile - la chiarezza delle sue posizioni. Quando leggiamo un grande quotidiano o seguiamo un telegiornale nazionale, abbiamo ben chiaro il quadro: sappiamo che rappresentano determinate visioni economiche, politiche e sociali. Le loro narrazioni, per quanto orientate, seguono linee interpretative prevedibili e dichiarate. Come in una partita a carte, conosciamo le regole del gioco e possiamo valutare le mosse con consapevolezza. Diverso è il caso dei sedicenti "controinformatori", che proliferano soprattutto online. Dietro la facciata di paladini della verità nascosta, spesso costruiscono narrazioni fantasiose, mescolano verità parziali con visioni distorte depotenziando tutto, immaginano cospirazioni improbabili e collegamenti arditi.
Il mainstream ha almeno il merito della trasparenza: sappiamo che difende lo status quo e gli interessi consolidati. I controinformatori, invece, mentre si proclamano indipendenti, spesso celano ignoranza e secondi fini dietro una cortina di presunta obiettività.
Detto questo, è chiaro che ci sono anche controinformatori validi, onesti e rispettabili ma sono una esigua minoranza.
Non si tratta quindi di snobismo intellettuale, ma di preferire un interlocutore che, pur con tutte le sue distorsioni, mostra apertamente le sue carte rispetto a chi gioca una partita nascosta, spacciando come verità rivelate quello che spesso è solo sensazionalismo finalizzato a catturare click e seguito.
Bisogna saper leggere oltre le righe di entrambi, ma almeno con il mainstream si hanno coordinate chiare per comprendere il mondo che ci circonda. Il tempo è poco ed è prezioso, la vita scorre veloce, pertanto meglio selezionare efficacemente le fonti su cui orientarsi.