Capita spesso quando si è per strada di incrociare lo sguardo con quello di un cane: ciò che scaturisce è una scintilla di intesa. Così, mentre si cammina veloci assorbiti dalle proprie frenetiche faccende, gli occhi di un cane esprimono un bagliore di vita intensa e profonda che si coglie di sfuggita, e che per un prezioso attimo solleva dal grigiore della città.
Un cane particolare, lo xolotl, nella cultura azteca fungeva da guida verso il Mictlan, il regno degli inferi, per i propri padroni defunti. Negli anni ‘50 sarà Frida Kahlo a dedicarsi al recupero di questa razza canina in via di estinzione, con l’intenzione di rifondare le radici culturali precolombiane e conferire nuovo orgoglio al popolo messicano.
Nell’opera El abrazo de Amor del Universo, y la Tierra (México), Diego, yo, y el Sr. Xolotl, Frida Kahlo ritrae la madre terra azteca che tiene tra le braccia se stessa che a sua volta abbraccia Diego Rivera; sotto di loro, a sinistra, nella parte del quadro dedicata alla notte, è accoccolato lo xolotl, il cane nero dal pelo raso ed il muso appuntito. La somiglianza con Anubi, il dio dei morti che si occupava della pesatura del cuore e della mummificazione nell’antico Egitto, è lampante. Anche nella mitologia greca il Cerbero, il cane a tre teste, presidiava l’ingresso all’Ade. L’unica carta priva di numero dei Tarocchi di Marsiglia è Il Matto, un viaggiatore in compagnia del proprio cane di colore azzurro, che evoca il mistero e la spiritualità.
In diversi sistemi culturali la figura del cane è stata associata a quella di un intermediario, ad un ponte tra piani ontologici. Il cane è un archetipo, sosteneva Jung (che ne elencò a decine), un modello primigenio contenuto nell’inconscio collettivo, il substrato psichico dell’umanità.
Il legame tra uomo e cane è dunque ancestrale, metafisico ed in parte inconscio.
AM