The Wicker Man: una tragedia greca

Avete amato film recenti come "The Ritual" e "Midsommar"?

Se la risposta è affermativa e avete una conoscenza filmica non profonda e capillare, sappiate che agli albori di un certo filone cinematografico che attinge alle antiche tradizioni pagane c'è una pellicola di culto che risponde al nome di "The Wicker Man".

"The Wicker Man", per chi non lo conoscesse è una storia arcana che mira a immergerci in un mondo surreale, sospeso tra allucinazione e tangibile, tra cristianesimo e paganesimo, tra civile modernità e cruento e carnale primitivismo.

Il film di Hardy è rimasto negli annali come uno dei più conturbanti e singolari film incentrati su una setta che fa uno dei suoi punti centrali, non la smaccata spettacolarità e velocità a cui ci ha ormai abituato un certo cinema mainstream. Al contrario, è costruito su un crescendo graduale, ma angosciante, denso di dettagli e suggestioni visive e sonore, in cui la rappresentazione di un paganesimo ancestrale è contraddistinta da una simbologia panica dalla grande potenza.

E non solo con la visione finale dell’Uomo di vimini, quel fantoccio antropomorfo fatto di rami e paglia che in molte civiltà vernacolari ancora oggi viene bruciato a scopo apotropaico e incarna il simulacro di una vittima sacrificale umana. Ma anche molto altro.

Sull'isola remota al largo della Scozia di nome Summerisle vive come un'enclave fuori dal mondo una comunità, distaccata dal resto, da tutto ciò che noi riteniamo normale.

Ma come ben sa chi ha la mente "aperta", la normalità è data da due fattori: Il luogo geografico dove si nasce e cresce ed il periodo storico in cui si vive.

Ecco perché cose che a noi "moderni" appaiono strane ed inquietanti, a Summerisle appaiono normali.

Come hanno modo di raccontare e dire al sergente Howie, giunto sull'isola grazie ad una lettera anonima che lo spinge ad indagare su una strana sparizione, non solo il "lord" dell'isola (uno straordinario Cristopher Lee) ma anche tutti gli abitanti del luogo.

In un conformismo religioso che rende la storia particolarmente paurosa, con l’irreprensibile atteggiamento da fervente cristiano del sergente contrapposto al paganesimo giocoso e irriverente degli abitanti dell’isola, che vivono inebriati e incoscienti la propria fede.

Il terrore che traspare dalla pellicola è vivido, di natura fisica, deriva da un rinnovato contatto tra uomo e natura.

A cui si sommano un insieme di singolari usanze, come danze di stampo medievaleggiante, pratiche orgiastiche peraltro aperte a partecipanti d’età adolescenziale, strani dogmi trasmessi ai fanciulli.

"The Wicker Man" apparve fin da subito un horror atipico che fece capire subito, con la sua aura maledetta, con il suo tono a volte grottesco e sfrontato, di essere di fronte al capostipite di un genere nonché davanti ad un'opera che avrebbe fatto la storia.

Un film a dir poco sorprendente la cui natura viene rivelata solo negli ultimi terrificanti, e molto teatrali, minuti finali.

Momenti che, non si esagera nel dirlo, evocano in tutta la loro rappresentazione viva e partecipativa, una vera e propria tragedia greca.


                                                    OC