La riflessione di Heidegger sulla dissoluzione
della filosofia è fondamentale per comprendere la crisi del pensiero
occidentale, trattasi di una profonda diagnosi del destino del pensiero nell'epoca della
tecnica.
La diagnosi heideggeriana sulla dissoluzione della
filosofia nelle scienze non è solo una critica nostalgica, bensì un invito a
ripensare radicalmente il nostro rapporto con il pensiero e con la realtà. In
un'epoca dominata dalla tecnica e dalla specializzazione, la sfida è quella di
ritrovare una forma di pensiero capace di confrontarsi con le questioni
fondamentali dell'esistenza umana, oltre la mera razionalità strumentale delle
scienze particolari.
Quando Heidegger afferma che la filosofia si sta
dissolvendo nelle scienze particolari, evidenzia un fenomeno fondamentale della
modernità: la progressiva specializzazione e parcellizzazione del sapere. La
psicologia ha ereditato lo studio dell'anima e della coscienza, la logica si è
trasformata in una disciplina matematica, la politologia ha assunto il ruolo
della filosofia politica classica. Questo processo di frammentazione non è
casuale, ma rappresenta il compimento di una tendenza intrinseca alla
metafisica occidentale: la ricerca della certezza attraverso il metodo
scientifico e il calcolo.
Questo comporta conseguenze profonde, innanzitutto
la perdita della visione d'insieme: mentre le scienze particolari si
concentrano su aspetti specifici della realtà, viene meno quella capacità di
pensare la totalità che era propria della filosofia.
In secondo luogo vi è il trionfo del pensiero
calcolante: le scienze, orientate alla misurazione e alla previsione,
sostituiscono il pensiero meditante della filosofia con un approccio puramente
tecnico.
Infine l'oblio dell'essere: concentrandosi sugli
enti particolari, le scienze perdono di vista la questione fondamentale
dell'essere, che secondo Heidegger è il vero compito del pensiero.
Tuttavia Heidegger intravede una possibilità, poiché
la fine della filosofia tradizionale non significa la fine del pensiero, ma può
aprire la via a un nuovo inizio in cui superare l'approccio meramente
tecnico-scientifico e recuperare la dimensione ontologica dimenticata.
La "fine della filosofia" diventa così non
tanto un punto d'arrivo quanto un possibile nuovo inizio, a condizione di saper
ascoltare ciò che, nel tramonto della metafisica tradizionale, si annuncia come
compito futuro del pensiero.