Viviamo in una dimensione di accelerazione digitale,
ma lo smartphone, il web, l'intelligenza artificiale non sono nemici
dell'umanità, bensì ambienti insidiosi da integrare nella nostra esperienza
umana.
Proprio come i nostri antenati hanno imparato a
trasformarsi da cacciatori a agricoltori, da nomadi a sedentari, anche noi
stiamo attraversando, al di là del bene e del male, una inevitabile metamorfosi
antropologica.
Un post sui social, un algoritmo, una connessione
globale istantanea sono manifestazioni altrettanto cosmiche dei ritmi naturali
che da sempre accompagnano l'esperienza umana. Cambiano le forme, ma non la
sostanza del nostro essere parte di un tutto interconnesso.
Opporsi alla tecnologia non serve, bisogna sviluppare
la capacità di integrarla consapevolmente, di riconoscere in questi nuovi
linguaggi digitali gli stessi archetipi che hanno da sempre mosso l'esistenza
umana: la ricerca di senso, la connessione, la trasformazione.
La vera rivoluzione non sarà fuggire dalla
tecnologia, ma imparare a danzare con essa, domarla, non esserne assorbiti,
rimanendo radicati nella nostra umanità più profonda.