Nella scuola si fa un gran parlare di
digitalizzazione. Quando poi si legge il Piano Scuola 4.0, in cui sono previsti
visori per la realtà aumentata (AR) e aule immersive, sembra veramente che la
trasformazione della scuola sia imminente. Nel 2021 col Pnrr sono stati
destinati 800 milioni di euro per “promuovere un sistema di sviluppo della
didattica digitale e di formazione del personale scolastico sulla transizione
digitale”. Da quel momento nelle circolari, ai collegi docenti e nei corsi di
formazione per gli insegnanti si fanno riferimenti spasmodici all’utilità
dell’IA. Un vero e proprio lavaggio del cervello per convincere
dell’ineludibilità della didattica digitale. Gli alunni, già alle medie, fanno
corsi di coding e vengono pubblicati volumi intitolati “Lavorare sul genere a
scuola con coding e robotica educativa” scritti da due ricercatrici di Indire
(Istituto Nazionale Documentazione, Innovazione, Ricerca Educativa).
Le pressioni affinché la scuola cambi, sotto molteplici punti di vista,
provengono dai tentacoli di vari enti privati, tra cui proprio Indire –
sovvenzionato da associazioni private – che gestisce le prove Invalsi, i
programmi di mobilità all’estero Erasmus+ ed i programmi di formazione per
docenti e studenti. Questi enti che si nascondono dietro acronimi impossibili
da decifrare sono una commistione di soggetti e di partecipazioni pubbliche e
private così ingarbugliate che servirebbe un gruppo di detective per decriptare
la trama del sistema. Solo per citarne una: il Direttore Generale di Indire è
anche Presidente dell’Università Telematica degli Studi IUL. Ci sarà per caso
conflitto di interessi?
Nonostante sembri che sia stata messa in moto una macchina che non lascia
scampo all’umano carisma che caratterizza ancora alcuni docenti, i sistemi di
IA da applicare alla didattica sono ancora molto indietro. Gli stessi
informatici coinvolti nei progetti di HCI (Human Computer Interaction)
affermano che si è ancora distanti dal riuscire a replicare a livello robotico
le capacità percettive ed interattive dell’essere umano. Al momento l’IA non è
in grado di classificare, trovare pattern e mappare grandi quantità di dati
senza un grosso dispendio di energia. I vari progetti di transizione digitale
della scuola stanno sicuramente generando profitti per alcuni sinistri soggetti
e mensilità extra per alcuni docenti servi del sistema, ma per il momento,
fortunatamente, il risultato concreto è un nulla di fatto.
AM