"Esperti di troppo" di Ivan Illich è un
libro da leggere, ci invita a ripensare il nostro rapporto con i cosiddetti
“esperti”, con le istituzioni e con la tecnologia.
Illich propone una
"deprofessionalizzazione", ovvero un recupero delle competenze da
parte delle persone comuni poiché la professionalizzazione di vari settori,
come la medicina (“Nemesi Medica”), l'educazione (“Descolarizzare la società”)
e la tecnologia in generale ha causato una dipendenza da parte del popolo nei
confronti degli “esperti”.
Perdendo competenze pratiche, le persone difatti
diventano passive, delegando il controllo della propria vita agli “esperti”,
ecco che allora Illich propone un ritorno a forme di conoscenza più
decentralizzate e accessibili, che spiega dettagliatamente nel libro.
Per Illich vi è una necessità impellente di
abbattere le barriere tra gli “esperti” e la popolazione, mettendo in
discussione una società in cui il valore delle persone è misurato in base alle qualifiche.
Per il filosofo austriaco bisogna riscoprire
competenze pratiche e conoscenze tradizionali, attraverso una istruzione basata
su esperienze dirette.
La dipendenza dagli "esperti" sforna persone incapaci
di risolvere problemi senza che intervengano questi ultimi, ecco che entra così in
gioco il legame tra conoscenza e potere, poiché man mano che gli esperti
guadagnano autorità, il potere decisionale si sposta sempre di più verso le
loro istituzioni, creando un sistema in cui gli individui diventano impotenti.
Negli anni pandemici tra il 2020 e il 2023 abbiamo
potuto vivere in prima persona i rischi di cui ci parlava Illich, nel momento
in cui gli esperti dicevano al popolo le cose più astruse, dai caffè in piedi
mascherati ma seduti no, alle scuole in maschera sui banchi, ai finestrini in
auto, al divieto di sport, alla chiusura delle altalene dei bimbi, alla
disinfestazione delle spiaggie e l’elenco sarebbe davvero lunghissimo. Cosa
accadde? Esattamente impotenza da parte del popolo, quella di cui ci metteva in
guardia Illich, “perché lo dicono gli esperti, sei per caso virologo tu?”.
Recuperare le sue opere oggi è necessario per riflettere
sul significato dell'autonomia individuale e collettiva in un mondo sempre più
mediato da esperti e tecnologie.
La "rivoluzione silenziosa", così la definiva Illich, avverrà quando le persone inizieranno a prendere coscienza della propria autonomia e a rifiutare la dipendenza dagli “esperti” in modo tale da resistere a forme di controllo che limitano la loro libertà.