La caduta del Muro di Berlino

Sono trascorsi 35 anni dalla caduta del Muro di Berlino.

Le immagini di quella notte del 9 novembre resteranno per sempre nella memoria.

Il muro che cade e i berlinesi dell'Est che passano ad Ovest attraverso il famoso Check Point Charlie, una città sommersa da una massa umana fatta di colori, emozioni, curiosità, frenesie, rivincite.

Berlino "città aperta", la disintegrazione della "Prussia rossa", le tavole di Yalta fatte a pezzi, la Storia che espugna il comunismo come una ipotetica Bastiglia e brucia i fantasmi del passato.

Perché la fine del Muro, che appunto simboleggiava la Guerra Fredda nella sua interezza, di questa cicatrice che tagliava in due l'Europa post bellica è un qualcosa che va al di là della mera rappresentazione storica.

Da lì a poco il signor Douglas Pearce intitolò un suo disco "cosa rimane quando i simboli si frantumano?".

Infatti, al di là della gioia per la fine di un oltraggio, chi sapeva guardare oltre il contingente si rese conto che il mondo non solo non sarebbe stato più lo stesso ma che si sarebbe trasformato in qualche cosa di solo apparentemente migliore.

Dando libero sfogo a quel capitalismo di matrice americana e senza un contrappeso a frenarne la diffusione, si sarebbero espanse ovunque le forze altrettanto o addirittura peggiori del socialismo reale.

Ne parlò profeticamente già Evola in un breve saggio del 1929 che vi invito a cercare e a leggere per chi non ne fosse a conoscenza.

Forze, quelle del capitalismo, che al contrario di quelle del bolscevismo sono più subdole, più latenti, ammantate di lustrini e neon luccicanti.

Queste forze negative, non avendo freni, avrebbero non solo ammaliato tutti ma avrebbero reso chiunque (o quasi) dei perfetti "schiavi felici".

Il modo in cui viviamo ORA è figlio di quel crollo e della fine di un equilibrio. Un mondo post nichilista, senza simboli, senza eroi, senza punti di riferimento, senza ideali ma solo con codici fiscali e codici a barre.

Questo sarà il nuovo muro da abbattere per le giovani generazioni europee.

Il muro del capitalismo transnazionale, del liberismo, del potere dei media, dell'atlantismo, della NATO, delle multinazionali del farmaco e del petrolio, dell'unione europea, della BCE, dei burocrati di Bruxelles, delle ONG, della sostituzione etnica, della cultura woke.

Per tutti gli altri ci sono Mentana, Formigli, Gruber, Fazio e la De Filippi.


OC