La metamorfosi occidentale dei partiti di massa di
sinistra - dalla difesa degli interessi dei lavoratori a quelli delle élite
economiche, dal socialismo al liberismo, dal pacifismo all'atlantismo
bellicista - è stata resa possibile svuotando i contenuti delle sue grandi
battaglie storiche, quelle per i diritti dei deboli, e spostandone il
potenziale critico in direzione degli interessi di pseudo-minoranze che allo
stato attuale non hanno nessuna autentica portata rivoluzionaria, ma che anzi
sono funzionali al mantenimento degli attuali equilibri di potere e
incoraggiano gli attuali processi di cambiamento in direzione di una società
autoritaria e delle differenze. Le questioni dei diritti del migrante o
dell'appartenente alla comunità lgbtq+wq$ - tanto per citare due cavalli di
battaglia della pseudo-sinistra contemporanea - permettono di salvare la favola
e l'apparenza della sinistra che lotta per i deboli e perseguire
contemporaneamente il programma del neoliberismo più spinto, lasciando sullo
sfondo le autentiche urgenze sociali, sfrattate dal loro antico domicilio
politico storico, e ormai neppure più nominate. Senza comprendere questo
meccanismo della sostituzione, non ci si può rendere ragione di come siano
saltate alcune delle categorie fondamentali della tassonomia politica moderna,
e la necessità di un ripensamento di quest'ultima che superi visioni obsolete e
anacronistiche.
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