È ormai noto che la società neoliberale
globalista ha come obbiettivo la creazione di individui atomici privi di radici
ed identità, che fungano da indifeso supporto al sistema tecnocapitalista in
veste di docili lavoratori e consumatori, privi di qualsiasi reale potere
politico e di concreta autonomia. Per fare questo sono state progressivamente e
sistematicamente minate tutte le strutture sociali intermedie che si
frapponevano tra la singola persona e il potere. Tali strutture costituivano
dei centri di resistenza all'esercizio diretto dell'autorità e una sorta di
rifugio in cui il singolo poteva trovare realizzazione prima e al di fuori di
ciò che il sistema disponeva univocamente e unilateralmente per lui.
La prima e la più centrale di queste strutture è la
famiglia, intesa come un nucleo di persone unite da legami di sangue, affetti,
storia, proprietà ed interessi. A ben vedere questi aspetti rappresentano forme
di solidarietà identitaria che il potere tende a negare o ad abolire. Tutta la
propaganda contro la cosiddetta "famiglia tradizionale" (tralasciando
gli argomenti "patriarcali" più beceri) verte nel tentativo di
dimostrare che i legami biologici sono ininfluenti, che la famiglia è il luogo
più corrotto e vile dell'egoismo privato, e che è necessario ogni giorno
scegliere arbitrariamente con chi spartire l'esistenza. Le sue funzioni
economiche, educative, assistenziali e di cordone sanitario verso il mondo
esterno, che garantiscono un certo grado di indipendenza dei singoli che vi
appartengono rispetto alla società, vengono completamente svalutate, così come
l'oggettività fattuale dei legami che la saldano, quali quelli di sangue o di
responsabilità reciproca.
Il potere vi vuole liberi e autodeterminati a
parole, ma indifesi e totalmente dipendenti nei fatti.