In questi giorni lo sport preferito degli italiani è
discutere della serie tv degli 883.
Da un lato abbiamo quelli che ne stanno facendo
addirittura una analisi sociologica e politica tirando in ballo fasi del capitalismo,
dall’altro chi snobba il fenomeno 883 con sprezzo.
A nostro parere non c’è da andare molto lontani con
le riflessioni e il fatto che la serie tv sia così vista non stupisce, bastava
andare a vedere in questi anni un concerto di Pezzali per rendersi conto
dell’enorme seguito, soprattutto della generazione nata tra gli anni settanta e
ottanta.
Trattasi di semplicissima nostalgia, poco altro. I
quarantenni di oggi percepiscono in quelle melodie tutta una serie di ricordi
degli anni della loro gioventù, a prescindere dal fatto che ai tempi li
ascoltassero o meno, perché comunque quei brani facevano da sottofondo agli
anni novanta, scandivano le giornate sia del rockettaro che del discotecaro.
Gli 883 sono stati il riflesso di una generazione
che ha vissuto in un determinato periodo, una fotografia di giovani disillusi,
senza alcuna posizione ideologica, senza alcuna idea da difendere, che
ricercavano solamente quella spensieratezza adolescenziale fatta di bar e
discoteche.
Ai tempi non esistevano ancora talent-show dal
successo preconfezionato o social network, pertanto la loro popolarità di massa
fu quanto meno genuina.
Trattasi di canzonette orecchiabili, talvolta anche
piacevoli e Pezzali è un personaggio con una sua sincerità autobiografica.
L’unico motivo per cui c’è questo interesse attorno
agli 883 è semplicemente la nostalgia di una generazione.
Gli 883 non sono dunque né simpatici, né antipatici,
sono il perfetto specchio di quel che erano i giovani medi degli anni novanta.
Giovani che si ritengono migliori di quelli di oggi
ma che in realtà ne sono stati i naturali predecessori, con meno tecnologia,
senza smartphone e social network.
I vari Lazza e compagnia cantante sono l’evoluzione
degli 883 adattati ai tempi di oggi.