La distopia di Demolition Man

"Demolition Man", film del 1993 dell’italiano Marco Brambilla, con Sylvester Stallone e Wesley Snipes, è una pellicola che va riscoperta.

Dietro l’apparenza di un film d'azione, ci troviamo di fronte a ben altro.

L’opera presenta un futuro dominato dalla tecnologia dove la sorveglianza e l'automazione sono propedeutiche all’eliminazione della privacy e allo sviluppo dell’intelligenza artificiale.

All’interno della trama troviamo lo sviluppo della cultura della cancellazione (cancel culture) in un'epoca di crescente sorveglianza e controllo sociale. La società nel film ha difatti adottato un sistema di valori estremamente rigido, dove ogni forma di linguaggio o comportamento considerato offensivo è severamente punita. Il rimando agli attuali dibattiti sulla libertà di espressione, il politically correct e la cancel culture è presto fatto.

Nel film si immagina una società futura dove la violenza viene totalmente eliminata, a costo di una forte repressione della libertà personale; il tutto induce ad una riflessione attualissima su quanto si è disposti a sacrificare in nome della “sicurezza”.

Mentre la società futuristica ha eliminato dunque la violenza fisica, il film si chiede se sia possibile veramente estirpare comportamenti violenti dalla natura umana.

Demolition Man presenta peraltro diverse tecnologie futuristiche, come i veicoli a guida autonoma e la realtà virtuale invitando a considerare le conseguenze di una crescente dipendenza dalla tecnologia e il potere che essa detiene sulle nostre vite.

Un film da riscoprire.