Sul ruolo internazionale della Federazione Russa e
in particolare sulla questione del conflitto russo-ucraino, con il protrarsi
indefinito dello scontro, circola sempre di più il sospetto che dietro tale
guerra vi siano da parte orientale propositi poco chiari e comunque diversi da
quelli dichiarati. Tesi che sembra essere particolarmente accreditata presso
coloro hanno in antipatia tanto la Federazione Russa quanto il blocco
atlantico, sarebbe quella secondo cui esisterebbe una sorta di accordo segreto
- o perlomeno una sorta di tacita volontà comune - dei due fronti per affossare
l'Unione Europea, che sarebbe l'autentico obbiettivo dell'operazione in corso.
A parer nostro il protrarsi del conflitto avrebbe
come unica ragione la volontà della Federazione Russa di non dare alcun
pretesto alla Nato per entrare dichiaratamente in guerra, ponderando e dosando
attentamente ogni azione militare affinché una eventuale escalation non possa
esserle attribuita come diretta responsabilità, cosa che fino ad adesso le è riuscita
piuttosto bene anche in virtù dell'enorme patrimonio di risorse umane e
materiali di cui dispone, il quale le permette di ben sopportare una guerra di
posizione che sta dissanguando la controparte.
A prescindere dalle simpatie o meno che si hanno nei
confrondi della leadership russa, di cui abbiamo un'opinione piuttosto
distaccata e realistica, e a prescindere dall'innegabile valore del sacrificio
del popolo ucraino, mandato al macello per una causa che solo pretestuosamente
è la loro, ma che altro non è che parte dell'ultima battaglia del globalismo
morente, c'è da dire che l'idea di un'alleanza Nato-Cremlino appare quanto mai
poco credibile, in virtù del fatto che la Federazione Russa avrebbe invece un
enorme vantaggio da una integrazione dell'Europa in chiave euroasiatica - ossia
multipolare - piuttosto che dalla sua demolizione controllata, su modello delle
relazioni internazionali che attualmente sta strutturando con i paesi non
allineati o ostili. D'altra parte, l'impero anglosassone, da quasi un secolo,
ha sempre coltivato palesemente l'interesse per un'Europa suddita e colonizzata
da dissanguare, sfruttare e controllare secondo le proprie esigenze del
momento, in virtù di una velleità d'egemonia programmatica e mai smentita.
Per questo, lo ripetiamo, al di là dei gusti
personali, ciò che sarebbe utile chiedersi prima di schierarsi a favore di una
parte - o di condannarle entrambe - è quale modello di equilibrio
internazionale e quale architettura di potere garantirebbero meglio, prima
ancora di qualsiasi discorso di natura ideologica, gli autentici interessi
europei, o perlomeno l'esistenza autonoma e neutrale delle entità politiche che
compongono l'Europa.