Federico Faggin è un uomo di scienza, ma quella vera, sincera, onesta, non quella dogmatica e ottusa.
Faggin nei testi “Irriducibile” e “Oltre l’invisibile”, di cui consigliamo la lettura, non arriva a conclusioni definitive, ma accetta il mistero, ha sete di ricerca della Verità e ha grandi intuizioni.
Per il fisico italiano vi è interconnessione tra mente e materia, la realtà non sarebbe solo un insieme di oggetti fisici, ma includerebbe anche dimensioni soggettive e spirituali. Egli è convinto che la coscienza umana non si possa ridurre a processi neurologici, ha invece un ruolo attivo nella creazione della realtà.
Il suo approccio è quello di chi tenta di trascendere la mera materialità, cercando di esplorare le dimensioni più profonde dell'esperienza umana attraverso una visione olistica che integra scienza, filosofia e spiritualità.
Il suo pensiero ricorda per certi versi quello di Werner Heisenberg, soprattutto in relazione alla natura della realtà e al ruolo della coscienza nella scienza.
Heisenberg, noto per il principio di indeterminazione, suggerì che l'osservazione influisce sul comportamento delle particelle subatomiche. Faggin crede che la coscienza non sia solo un prodotto del cervello, ma può influenzare la realtà, portando a una visione simile dell'interazione tra osservatore e osservato.
In generale entrambi hanno messo in discussione la visione materialista della scienza e l’idea che la fisica possa spiegare completamente la realtà, opponendosi così ad una visione riduzionista.
Faggin può essere annoverato, come lo fu Heisenberg, tra la schiera di quegli scienziati capaci di esplorare la complessità del reale oltre le spiegazioni puramente materialiste e meccanicistiche.