Dopo aver promosso la pace in decenni di disarmo con la fine della guerra fredda (in realtà la guerra non si è mai fermata ma solo smolecolata, dilazionata nel tempo e distribuita nel globo a seconda degli interessi) si rimette in moto la propaganda che approfitta del clima bellico degli ultimi anni sotto una luce che fa apparire Orwell un produttore di manuali più che uno scrittore di romanzi distopici. "La guerra è pace", dobbiamo difenderci, attaccando. E siccome il cattivone di turno stavolta è grosso, troppo grosso, allora si punta al riarmo con la tipica paranoia anglo americana nel momento in cui non ottiene ciò che vuole o perde egemonia. Essi a ruota contagiano tutti i paesi della Ue.
Occorre una economia di guerra e investimenti da prelevare dalle risorse sia pubbliche che private, soprattutto private come suggeriva qualche mese fa il marione nazionale mandato per indicare quali strategie economiche adottare.
Occorre soprattutto la carne da cannone reintroducendo la leva militare ma con toni più leggeri, quasi arcobaleno, perché la parola guerra non fa più paura e tutti siamo rassicurati dalle informazioni dei media che il patriottismo europeo è cosa buona e giusta ed è ora di scendere in campo e prepararsi che tra 5 o 6 anni l'uomo nero arriverà e se non lo farà lo andremo a prendere noi.
Le masse ignare
ingurgitano tutto, le nuove generazioni vivono su tik tok, si disinteressano
delle cose del mondo e saranno facili da "arruolare" ideologicamente
a qualsiasi causa scellerata proposta dalla propaganda dei media e della
scuola.