Uno dei grandi tranelli del cosiddetto
"sistema" è far credere, a colui che considera se stesso un
"ribelle" o un "antagonista", che il sistema sia un corpo
estraneo, qualcosa che si può accogliere o rifiutare, un nemico esterno a cui è
possibile dichiarar guerra, che si può vincere o a cui si può soccombere. Un
sistema è, per definizione, un insieme organico di parti, raccolte intorno a un
principio organizzatore che le trascende, e che sono ad esso interconnesse
costitutivamente e in maniera strutturale. Tutto ciò che è interno al sistema è
parte del sistema e ad esso organico, compreso il rifiuto e l'antagonismo al
sistema stesso. Se state leggendo queste righe e vi considerate fuori dal
sistema, sappiate che il sistema ha prodotto il vostro rifiuto, lo ha previsto
e calcolato, lo ha incoraggiato in una certa misura perché funzionale, lo
tollera finché può digerirlo, e se in qualche modo esso diventa tossico, lo
gestisce nel modo in cui l'organismo gestisce le proprie cellule malate o
difettive. In generale è corretto affermare che il sistema produce il rifiuto e
l'opposizione al sistema come strumenti della sua perpetuazione, e quando essi
non sono più utili all'equilibrio dell'organismo, li annienta semplicemente
sospendendo i lori legami strutturali con il sistema stesso, perchè essi non
sono nulla e non hanno alcun significato se non come parti organiche al
sistema. Il sistema è un circuito ermeneutico completo, che raccoglie e
ricomprende ogni proprio momento, compreso quello negativo. Questo è il motivo
per cui ogni velleità romantica di lotta e opposizione frontale al sistema è
pia illusione. Ignora la propria funzione di momento organico al sistema
medesimo, e il suo destino segnato dalla natura delle cose. È tempo di lasciare
all'adolescenza i sogni romantici, e abbracciare il distacco e il realismo
dell'età matura. A partire da questi presupposti è possibile immaginare forme e
strategie di azione efficace.
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