Mentre all'ormai tradizionale summit prostitutivo
politico economico di Davos discutono di una "nuova fiducia", nello
stivale italico proseguono la svendita (d'altronde siamo in periodo di saldi) e
lo smantellamento delle eccellenze nostrane. In questi mesi abbiamo assistito,
con un governo autodefinito “sovranista”, al proseguimento di quelle politiche
iniziate nei primi anni novanta. C’è stata una innegabile accelerazione in
questa direzione, mancano pochi anni al compimento delle agende globali e
quindi il treno, partito tanto tempo fa, prosegue la sua corsa per arrivare alla
stazione 2030.
Ma entriamo nel dettaglio degli ultimi tempi: il settore
industriale è ormai in mano ai colossi della delocalizzazione, il settore delle
telecomunicazioni è stato svenduto a fondi di investimento (KKR), il settore
energetico ceduto in percentuale (moderno piano Mattei per sanare il debito
pubblico con la vendita del 4% di Eni), il settore agricolo subisce incentivi
alla non coltivazione e/o vendita dei terreni (addirittura con eventuale
esproprio) per il foto/agrovoltaico, oltre allo stop alle monoculture per tutto
il 2024 e abbiamo anche il settore nazionale delle poste sulla stessa via dei
già citati. Che dire inoltre del settore ittico? Sono anni che lo si vede in
difficoltà con le strambe politiche dei cravattari di Bruxelles. Dopo aver
lasciato proliferare il granchio blu che dalla Puglia è risalito in tutto
l'adriatico facendo tabula rasa di gran parte dei molluschi (e non solo) che
tutto il mondo ci invidia senza fare assolutamente nulla, il ministro del
settore competente ha messo altra carne al fuoco:
1) l'inserimento del granchio blu nelle specie
ittiche commercializzabili in Italia per aiutare gli operatori di settore a
fronteggiare l'invasione di questa specie, tutto sotto il nome di sostenibilità
economica per i pescatori (della serie: non abbiamo intenzione di risolvere il
problema, cambiate prodotto se volete lavorare).
2) dopo che per anni la Ue ha imposto limitazioni di
ogni sorta (vedi le giornate di pesca decise fuori confine), gli esecutori stanziano
74 milioni di soldi pubblici per la demolizione dei pescherecci datati sotto il
nome "protezione ambientale".
Per un paese bagnato per quasi 8000 km di coste, con
relative flotte di pescherecci, compiere una manovra del genere è davvero indicativo.
Detto questo, i problemi in Italia rimangono il
ritorno al fascismo, l'omotransfobia, l'antisemitismo, il razzismo, la poca
vaccinazione, il patriarcato e il pandoro della Ferragni, ce lo dice l'Europa!