"Il deserto dei tartari" è l’opera più rappresentativa di Dino Buzzati.
Trattasi di un romanzo che non ha bisogno di presentazioni, è la storia dell'eterna attesa e della snervante speranza.
Ai confini del mondo, in una frontiera lontana, in una guarnigione di un impero imprecisato che presidia una fortezza dimenticata dal tempo.
Dove nessuno fa niente, nessuno agisce, tutto procede con la lentezza della contingenza militare, tutti attendono il nemico e si illudono che arrivi. A volte hanno delle folli allucinazioni, preparano piani d'attacco e strategie militari, per abbattere un presunto nemico.
Questa eterna immobilità, questa attesa, questa ripetitività, svuota sogni e speranze e induce Drogo (il protagonista della storia), non ancora trentenne, ad un'esistenza vuota in cui il tempo scorre imperturbabile, le ambizioni vengono atrofizzate e i sogni resteranno sempre nel cassetto.
Una narrazione in un terra immaginaria, ai confini del mondo, con uno scorrere del tempo sospeso in un’attesa lacerante ed oppressiva.
Un capolavoro senza tempo.
"Proprio
in quel tempo Drogo si accorse come gli uomini, per quanto possano volersi
bene, rimangono sempre lontani; che se uno soffre il dolore è completamente
suo, nessun altro può prenderne su di sé una minima parte; che se uno soffre,
gli altri per questo non sentono male, anche se l'amore è grande, e questo
provoca la solitudine della vita"
OC