Il 19 gennaio 1809 nasceva a Boston Edgar Allan Poe.
Poe il maledetto, il cantore delle tenebre umane, del macabro, della poesia notturna, degli incubi.
Poe lo scrittore che ebbe grazie all’opera divulgativa di Baudelaire la giusta eco anche in Europa.
Poe lo scrittore incontrato in età adolescenziale.
Poe lo scrittore che recava in sé la tenebra poiché alla fine era lui stesso le tenebre.
Poe il cesellatore di un nero che dominava il cuore e l’anima.
Poe che avrebbe potuto lasciarsi invadere passivamente da questo nero: ma con un coraggio che non abbandonò mai seppe osservarla questa tenebra, la rappresentò e la descrisse.
Poe lo scrittore che con i suoi sensi morbosamente sottili e acuti sentì gli strepiti dell'Inferno, il battito di un cuore morto, i nervi sovreccitati, dilatati, isterici.
Poe lo scrittore che buttò uno sguardo prolungato all'infinito e fece in modo di dilatare queste sensazioni nei suoi scritti. Strappando la forza dai sogni della notte, dai sogni a occhi aperti, dagli incubi della follia e dell'alcool, dal delirio della morfina.
Poe lo scrittore che sapeva che la via dei sensi e dei nervi, accortamente sfruttata, ci conduce verso ogni altrove, verso ogni mistero, enigma o nodo metafisico.
Poe lo scrittore che possedeva un'intelligenza prodigiosa: insieme esatta e inafferrabile, architettonica e paradossale.
Poe lo scrittore che analizzava nei suoi racconti la presenza delle figure dell'inconscio, che vengono imperfettamente alla luce, ancora bagnate dall'oscurità dalla quale escono, e che non trascurava la complessità che questi impulsi assumono.
Poe lo scrittore pervaso da una volontà di indagine portata avanti usando gli archetipi della mente: come quelli del vortice, del pozzo, del doppio, del mortale pendolo del tempo, della cantina o della bara chiusa, dalla quale, forse, non potremo mai più uscire.
Poe lo scrittore che si pose in modo disincantato ed arrendevole verso il senso del mistero, dell’insondabile e del non conosciuto.
Poe lo scrittore che viene riconosciuto in modo inequivocabile, con il suo romanticismo esasperato, un pioniere del Decadentismo e, con la sua lirica delirante ed accesa, fu l'iniziatore del malessere che si sarebbe diffuso molto più tardi nella civiltà europea.