Pessoa è stato un poeta dotato di una sensibilità
fuori dal comune.
Fu un’anima dalla penetrante tristezza, quella
tristezza tipicamente portoghese ma terribilmente attuale e moderna. Quella
stessa tristezza che può cogliere quando si guarda il mare o l’oceano. Una
tristezza che scruta l’oceano con la stessa meraviglia e disincanto che può avere
chi scandaglia l’inattitudine e l’inabilità della vita.
Pessoa applica una specie di metafisica sensoriale
nel suo approccio letterario che dispensa la malinconica bellezza della verità
e della vita. Le pennellate dei suoi versi e dei suoi scritti sono come gocce
d’ambrosia per l’individuo che vive in un mondo solitario, appunti sparsi come
ossessioni, analisi della mente umana e dell’epoca in cui visse, cantore di
amori impossibili ed utopici, illusori ed incomunicabili.
Pessoa fu un poeta che provò a vivere altre vite (i
suoi innumerevoli pseudonimi ne sono una prova), immergendosi come nel sogno in
un disagio del vivere. Un Io narrativo che oscilla tra finzione e realtà e che
sfugge persino alla sua stessa analisi: “Il poeta è un fingitore”.
Il suo humus si muove in una perenne aura di
nostalgia, tipica della sua terra e del tanto amato fado. La voce musicale che
in modo perfetto può descrivere quelle sensazioni che si tramutano in pensiero
ed in un muto destino. Tra Dei che non ci sono più ed anonimi eroi quotidiani
che coltivano la nobiltà della rinuncia e dell’abdicazione delle faccende
umane.
Così come esiste un Pessoa poeta esiste anche un
Pessoa legato al mondo dell’occulto e dell’esoterismo, un Pessoa che scrive di
politica ed aderisce idealmente ad una “reazione” verso il mondo moderno.
Tipici afflati dei movimenti nati nei primi decenni del secolo scorso. Un
Pessoa meno noto ma non meno importante, che trovava nella scienza occulta un
percorso di guida verso la ricerca implacabile di trascendenza.
«Credo nell'esistenza di mondi superiori al
nostro e degli abitanti di quei mondi, in esperienze di vari gradi di
spiritualità, che si assottigliano per raggiungere un Ente supremo, il quale ha
presumibilmente creato questo mondo. Può darsi che ci siano altri Enti,
ugualmente Supremi, creatori a loro volta di altri universi e che questi
universi coesistano con il nostro, compenetrati o meno».
Prince Rupert