Chi segue questo canale sa che fin da quando la cosiddetta area del dissenso ha cominciato a strutturarsi in piazze, movimenti e partiti, abbiamo segnalato la necessità di delimitare dei seri e credibili confini ideologici, nonché i rischi di una occasionale e disomogenea aggregazione basata esclusivamente sull'opposizione a situazioni particolari e contingenti e non su principi solidi e fondanti.
Ora che questa esigenza viene rumorosamente invocata a più voci, riproponiamo
la questione a partire dai dati e dalle distinzioni più ovvi e scontati.
Non è possibile alcuna reale alleanza tra i difensori della democrazia e della
costituzione, ossia coloro che vogliono mondare il sistema, e chi avanza
istanze radicali di cambiamento, ossia chi il sistema lo critica alla radice in
nome di ideali che per molti possono apparire utopici, ma che per qualcuno sono
più reali della realtà mondana. In altre parole, non si può voler sanare e
distruggere il sistema al medesimo tempo.
Allo stesso modo non è possibile alcuna reale alleanza tra cattolici e
comunisti, laddove tali espressioni hanno ancora un significato reale e
caratterizzante. Innanzitutto per il dato più banale e scontato: per i
cattolici il primato del diritto spetta a Dio, mentre all'uomo solo di
conseguenza; per i comunisti, invece, spetta alla società, la cui dialettica
storica viene interpretata alla luce del modello ermeneutico della lotta di
classe. Per i primi l'ordinamento sociale non può che essere gerarchico, anche
nella sua espressione democratica; per i secondi, al contrario, vale un modello
di società orizzontale ed egualitaria. La differenza non è dovuta a fattori
contingenti ma sostanziali: al modello cattolico corrisponde una visione
verticale e trascendente della realtà dove l'autorità proviene da Dio ed è
affidata, fintanto che rimane fedele al mandato, a chi lo rappresenta in terra;
a sostenere il comunismo è invece il materialismo storico, ossia una visione
immanente in cui senso e valori sono in balia di forze puramente umane,
temporali e sociali.
È l'idea di uomo ad essere radicalmente diversa, al punto da essere
difficilmente conciliabile anche solo in superficie. Ad esempio, se
apparentemente ci si può accordare su una presunta comune idea di dignità
dell'uomo, basta soltanto confrontarsi su temi che mettono seriamente alla
prova questa presunta comune idea – quali ad esempio eutanasia ed aborto – per
veder crollare il castello di carta.
Proponiamo di partire da queste due distinzioni fondamentali per iniziare a
delimitare i confini delle aree di appartenenza e per discriminare alleanze
destinate prima o poi scontrarsi con identità ideologiche irriducibili.