“Non invano”, edito da Mondadori nel 2020 è un diario pieno di riflessioni in cui Giovanni Lindo Ferretti, ex leader di CCCP e CSI, si confronta con se stesso.
Come già nei suoi testi precedenti, l’autore descrive la sua vita ritirata, tra montagne, cavalli, musica, religione, comunità montana, isolamento e tra un tramonto e l’altro emergono dettagli interiori dal passato come la figura del padre e della madre, il legame con l’origine.
Non Invano riprende il percorso artistico di Ferretti. Chi ha amato la sua produzione musicale, troverà la conferma che tutto ciò che ha prodotto quest’uomo è sempre stato autenticamente sentito, nel bene e nel male, e chi ci vede incoerenza in tale percorso è completamente fuori strada.
Ferretti, come sappiamo è un grande cesellatore di parole e quindi risulta sempre un piacere ascoltarlo e leggerlo nelle sue analisi sul potere e sul progresso desertificatore.
Nel testo l’antipositivismo la fa ancora da padrone, per Lindo con i social viviamo in “un eterno presente, tendenzialmente asettico e garantito”, mentre noi “serviamo la finanza” e “caracolliamo sul baratro di una pretesa onnipotenza che ci inghiottirà”.
Per Ferretti si tratta di pura resistenza poichè il futuro ha vinto, e non gli resta che rimanere ancorato alle proprie radici, mentre attorno avviene uno sradicamento collettivo ad opera della società digitalizzata, anestetizzata al male, “senza confini”, in nome di una illusoria promessa di benessere.
“(…)
Sradicare le persone dalla propria storia per farne agenti dello sradicamento è
l’imperativo.
Una umanità indistinta, intercambiabile, mobile in uno spazio artificiale ad
uso e consumo di tecnologie sempre più sofisticate ma plausibili, in basso, ad
un utilizzo intuitivo elementare.
Invasive dispensatrici di servizi per bisogni indotti che, come ragnatela,
avvolgono lo spazio dell’esperienza umana, un suadente invito a smetterla con i
propri piccoli sogni per connetterci tutti al grande sogno che scientificamente
si sta allestendo per noi: la nuova umanità.(...)”.