Il modus vivendi, oggigiorno, appare improntato esclusivamente sullo "svago". Il "divertimento" a tutti i costi, il "fare" ossessivo, il dinamismo esasperato, sembrano aver soppiantato definitivamente, in tutto e per tutto, cultura, riflessione, introspezione.
Il modello imposto dalla società moderna, de facto, è quello di un uomo in perenne attività, teso, affannato, alla costante ricerca, come un folle rabdomante, di una fonte d'intrattenimento che non lo faccia sentir solo, escluso, annoiato. Questi ritmi forsennati, sciorinati come modelli vincenti, tendono ad annullare, quasi nella totalità, il tempo sacro che ognuno di noi dovrebbe dedicare a pensare, a nutrire mente e spirito critico, a riordinare le idee, a leggere, a coltivare quella solitudine "buona" tanto criminalizzata nell'era digitale, dove l'apparenza e l'alimentazione esasperata del proprio ego virtuale appaiono indispensabili per vivere degnamente. Tutto ciò, erroneamente etichettato come misantropia, non è altro che riscoperta. Divertimento, svago, rapporti umani sono chiaramente essenziali, ma dovrebbero essere intrisi di realtà e sincerità, scrostati dalla superficialità tipica del nostro tempo, non degenerando, come sistematicamente accade, in una nevrosi tale che ne pregiudichi i benefici. Comprendere ciò, dunque, sarebbe oltremodo essenziale. Una scelta qualitativa imprescindibile per ritrovare sé stessi e cogliere quegli squarci di luce inaspettati che sovente albergano laddove meno ce lo aspettiamo.
" Vedi come ti stimo: oso affidarti a te stesso" ( Seneca)