Bad Sector è il progetto musicale del lucchese Massimo Magrini.
Ufficialmente il progetto nasce nel lontano 1992 ed è tutt’oggi produttivo.
Al giorno d’oggi è molto semplice essere etichettati come sperimentatori o ricercatori musicali, spesso bastano pochi rumori generati da un programmino crackato su un pc, mandarli in saturazione e ricostruire virtualmente strumenti per esser definiti così.
Uno dei pochi che in Italia può invece esser realmente qualificato come sperimentatore/ ricercatore musicale a trecentosessanta gradi è proprio Magrini, collaboratore esterno del centro nazionale universitario di calcolo elettronico, collaboratore con l’istituto per l’elaborazione dei segnali IEI e collaboratore con l’istituto di acustica IDAC.
Attraverso Bad Sector egli esplora sonorità ambientali, sperimentali, minimali e rumoristiche con una perizia tecnica ed una cura del dettaglio fuori dal comune e mai fine a sé stessa.
Magrini definisce la sua musica come “una dark ambient/noise profondamente emotiva”, non a caso difatti l’arte di Bad Sector è tenuta in grandissima considerazione nella scena ambient-industriale estera (mentre qui da noi è quasi sconosciuto) i suoi dischi sono reperibili tranquillamente nei negozi più importanti delle capitali europee.
La sua discografia è immensa, ogni lavoro è una sperimentazione accurata in cui avvengono rielaborazioni di suoni e campionamenti, tra sintetizzatori analogici e digitali autocostruiti in grado di ricreare suoni caoticamente cristallini e glaciali tra le pulsazioni di device elettronici iper-tecnologici.
Il suo è un campionario di strumenti “singolari”, ad esempio nei live si possono notare creazioni come lo “stecco magico” ( un tubo di plastica e plexiglass che se sfiorato riproduce, con toni frementi, suoni campionati) o apparecchiature in grado di registrare i movimenti delle mani trasformandoli in suoni che variano frequenza ed intensità in base alla posizione degli arti nello spazio.
Bad Sector pare sposare quell’immaginario moderno tipico dei film di fantascienza futuristici degli anni settanta e ottanta, i suoi testi sono spesso incentrati sulla microbiologia, sugli algoritmi, sulla fisica e sull'esplorazione dello spazio.
“Your Atoms Will Live Forever”