Sovente lo specchio è impietoso. Una ruga più
marcata, le occhiaie più profonde, un capello bianco laddove, appena ieri, non
c'era. Ma non è questo, in realtà, ciò a cui dovremmo prestare più attenzione.
Osservando a fondo la nostra immagine riflessa, infatti, i nostri occhi
appaiono talvolta spenti. Scavati, vitrei, privi di slancio,
affaticati oltremisura da ritmi forsennati, impegni gravosi, giornate che
sembrano corte ed al contempo interminabili. Non osserviamo più quel che ci
circonda. Tutto appare meccanico, preconfezionato, organizzato da altri,
annegato in una coltre nebbiosa che tentiamo invano di afferrare, di far
nostra, che ci disorienta mentre anneghiamo nella sua tragica tranquillità, che
ci conduce, come banchi di pesci trainati dalla corrente, nella letargia più
completa dell'anima. Nulla sembra farci più effetto, niente pare emozionarci o
stupirci, eppure la vera bellezza, la più squarciante meraviglia è spesso lì, a
portata di mano. Il sorriso ed i progressi dei nostri figli, la fulgida luce che
emana la loro semplice presenza, la coesione e l'amore della famiglia,
l'affetto sincero di un amico, sono beni preziosi, irrinunciabili, rari nella
loro semplicità, uno spiraglio di verità nella menzogna imperante, un appiglio
nelle sabbie mobili che ci circondano. È fondamentale perciò, tra i miasmi del
mondo moderno, ritrovare noi stessi, ritornare agli affetti, viaggiando magari
a velocità più ridotta, riscoprendo l'otium caro ai nostri avi, ricercando lo
straordinario nel quotidiano, depurandoci, il più possibile, dalle tossine di
un sistema che pretende tutto e restituisce pochissimo, che ci spinge ad essere
monadi isolate, inchiodate ad un folle metaverso, che toglie aria pulita e
mette sottovuoto la nostra esistenza. Rimpossessarsi del nostro tempo è, oggi,
un atto rivoluzionario. Deve essere, a tutti i costi, un obiettivo essenziale,
un imperativo categorico da mettere immediatamente in atto, una tappa obbligata
per non smettere di crescere e mantenersi vivi tra i morti. Non c'è, realmente,
lusso più grande che potremmo concederci.