2023, nuove sfide

 

Il 2022 verrà sicuramente ricordato come l'anno dello scoppio della guerra in Ucraina. Coloro che sono stati in grado di leggere ed interpretare l'evento pandemico in una prospettiva metapolitica di ampio respiro, che in esso vedeva i prodromi dell'instaurarsi di nuove forme di governo e di nuovi equilibri di potere, sono i medesimi che hanno saputo cogliere l'autentica portata del conflitto ucraino, che è sostanzialmente una nuova tappa del suddetto processo di ristrutturazione dell'ordine globale. Ricordiamo come il mainstream abbia osservato stupito il misterioso fenomeno per cui i cosiddetti “no-vax” si sarebbero riciclati, all'indomani dell'inizio delle ostilità, come “putiniani”, liquidando il tutto come l'ennesima espressione dell'ignoranza fascista dell'ambiente del dissenso. In realtà il tentativo del potere malcelava la volontà di screditare qualsiasi forma di comprensione unitaria dei fenomeni, cosa che avrebbe palesato la comune regia e la natura tutt'altro che fortuita, imprevedibile e indesiderata di guerra e pandemia.
Specularmente, come la pandemia ha accelerato il processo di digitalizzazione, o meglio, della posa dell'infrastruttura del futuro controllo digitale, allo stesso modo la guerra in Ucraina ha enormemente favorito la conversione dell'economia al modello green, il quale ha le proprie fondamenta nelle nuove politiche energetiche legittimate sulla base del presunto stato emergenziale dovuto al conflitto. Crisi economica, lockdown (stavolta energetici) e diffusione del senso di precarietà e pericolo, sono ancora una volta i metodi utilizzati per imporre ciò che altrimenti sarebbe stato rifiutato da tutti sulla base del più banale buon senso.
Il 2022 è stato anche l'anno delle elezioni politiche in Italia. Tale evento ha dimostrato innanzitutto come qualsiasi partito, per poter accedere alla possibilità di governare, debba necessariamente conformarsi a dettati sovranazionali e alla logica del più bieco compromesso. Nel caso di Fratelli d'Italia questo è stato ancor più palese, in quanto le garanzie e il patto di sudditanza sono stati richiesti sulla base di previsioni e meri sondaggi politici prima ancora che sul risultato elettorale. Il partito ha dovuto prima convertirsi ad atlantismo, europeismo e globalismo, per poi essere ammesso al governo sotto una costante minaccia di stigma ideologica ad ogni sospetto di sbandata o rigurgito d'orgoglio nazionale.
Queste elezioni, tuttavia, hanno avuto l'indubbio merito di mostrare la vera natura del fronte del dissenso, che si è dimostrato essere irriducibilmente disomogeneo e animato da lotte intestine e conflitti carsici, i quali alla prima occasione di confronto sono esplosi come un bubbone. Come da noi spesso ripetuto, l'unità di un movimento può essere costruita solo sulla base di principi: è oggi palese a tutti quanto le varie correnti che concorrono a dire no al Nuovo Ordine siano difformi e spesso inconciliabili. Facciamone tesoro per il futuro, tanto per evitarci adolescenziali delusioni, quanto per costruire future alleanze solide e reali.
Il 2023 si approssima sotto presagi non proprio positivi. Negli ultimi giorni lo spettro della pandemia è stato di nuovo evocato per stimolare improbabili nuove campagne di inoculazione; il conflitto ucraino pare vedrà nuove recrudescenze nelle prossime settimane, e l'impatto di inflazione e carovita sarà visibile solo a partire dai prossimi mesi. Prepariamoci a reggere l'urto di nuove sfide, con la consueta smaliziata serenità di chi non teme la sconfitta perché non cerca la vittoria, ma soltanto giustizia e verità.

Buon anno amici.