Analizzare determinati tipi di fenomeni storici, per loro natura complessi ed articolati, ragionando per slogan, seguendo ciecamente mode e diktat culturali del momento, è il peccato originale di chi si appresta ad esaminare tali questioni ed a divulgare "studi" e conclusioni tratte. Si fa un gran parlare, spesso a sproposito, di "fascismo", da una parte con riferimento al neonato governo Meloni, reo di aver arruolato tra le sue fila pseudo nostalgici del regime, dall'altra etichettando con tale definizione i provvedimenti draconiani e repressivi delle libertà personali presi dall'autorità in questi anni di delirio giuridico/sanitario. Ma è giusto il percorso che si tende a seguire? L'errore che spesso viene in auge, commesso financo da molti "storici" che si cimentano in materia, è quello della mancata contestualizzazione, del non riportare i fatti rapportandoli al proprio tempo, di ragionare con schemi mentali improntati sulla modernità, imperniati sul nostro modus operandi, sui vincoli culturali odierni. Il lavoro svolto, così, risulta sempre carico di sovrastrutture, poco obiettivo, scarnificato, eccessivamente semplificato. Seguendo questa malsana prassi, ogni avvenimento politico, ogni personaggio rilevante del passato, piegati ed ingabbiati nella nostra rete di pensiero, diverrebbero disumani, bestiali, poiché non incarnanti quei "valori" imposti ( se si possono definir tali) che caratterizzano il nostro approccio alla vita. Così, di questo passo, i grandi condottieri dovrebbero essere etichettati come volgari assassini, tutti gli imperatori romani od i sovrani, persino i più illuminati, come beceri e violenti, i più importanti generali e strateghi militari come uomini senza scrupoli e macellai. Persino Giuseppe Ungaretti, di cui si incensano da sempre umanità ed immense doti di poeta, potrebbe esser definito un "sanguinario", in quanto sfidò a duello Massimo Bontempelli sotto lo sguardo vigile di Luigi Pirandello, per questioni che, senza mezzi termini, secondo i nostri canoni definiremmo delle bagatelle Nella storia dunque, scritta peraltro dai vincitori, non esistono solamente i buoni od i cattivi. Tutto questo è falsità e mera riduzione a puerili sillogismi. Se non si parte dal punto fermo della contestualizzazione, se non si comprendono a fondo dinamiche, situazioni economiche e politiche, gli equilibri internazionali, i costumi di quel determinato spaccato, l' hic et nunc in cui certe decisioni maturano, si ragiona solo per "etichette". Se si aziona il pilota automatico, dunque, senza" viaggiare nel tempo", rimanendo inchiodati alla nostra epoca, ci si perde, mestamente, in fumose elucubrazioni, in "parole d'ordine" preimpostate, in maldestri tentativi di propaganda, che si scontrano incontrovertibilmente con la logica e la verità, rendendo tali discipline solamente funzionali alla narrazione dominante, schiave del sistema imposto, dirette a plasmare ex ante il nostro modo di pensare ed agire, a rendere superficiale, ozioso e fanciullesco ogni dibattito, mortificando miseramente spirito critico e volontà di reale approfondimento.