Trucco: fatto, tolta ogni ruga, od imperfezione. Capelli: ben tagliati e pettinati. Espressione del volto: impostata, rassicurante, guarnita da un bel sorriso gioviale, che dona serenità. Motore, ciak, azione!
Che belli i politici nostrani che si preparano al fatidico 25 settembre. Che meraviglia vedere i loro faccioni ovunque. Dai cartelloni in strada agli sponsor sugli autobus, dai programmi di gossip agli approfondimenti più " impegnati", dalla TV propaganda di stato sino alle reti private, ogni pertugio è buono, ogni palcoscenico è valido per farsi notare, per rifilarci, ad libitum, il solito minestrone di banalità, la consueta accozzaglia di slogan preconfezionati alla buona, utili per addomesticare chi pende ancora dalle loro labbra, chi ha reciso, di sua sponte, il contatto con la realtà. Dal lavoro ai giovani, dall'immigrazione alla difesa della fiorente "democrazia israeliana", dalla gestione pandemica alla nuova vita in sicurezza, dagli U.S.A. alla Russia, dal pericolo fascista al ddl zan, dalla crisi energetica all'inflazione, è tutto un raschiare il fondo del repertorio, è tutta una melliflua massa, dalla consistenza gelatinosa, di mezze verità e menzogne assolute, di arrivismo ed intrighi di palazzo, di calci e gomitate per assicurarsi l'ultima poltrona disponibile.
Non è facile orientarsi in questo labirinto fatto di muri di gomma, in quella corsa ad ostacoli quotidiana. Ma a guardare questi signori, quanto meno dovremmo indignarci. Perché anche se ora parlano di inclusione od occupazione, di difesa della famiglia o di welfare, di aiuti, sussidi o prezzi calmierati, di nuovi regimi fiscali o di fantomatiche agende, di solidarietà o democrazia, è bene ricordare che questa classe politica è stata protagonista del più grande scempio che la storia repubblicana ricordi. Che ha affamato, umiliato, represso, sospeso, violato il principio dell'habeas corpus, minato le basi della civile convivenza, introdotto un lasciapassare per sopravvivere, in nome di una falsa scienza, specchio fedele di loschi interessi e perverse visioni del futuro dell'essere umano.
Non dimenticare è, oggi più che mai, un dovere morale.