L'assassinio di Darya Dugina e l'avanzata dell'inumano

L'assassinio di Darya Dugina, a prescindere dalla volontà di colpire lei o il padre, e tralasciando l'identità effettiva di sicari e mandanti, dimostra inequivocabilmente che quella che stiamo vivendo, come sosteniamo da tempo, è prima di tutto un'autentica guerra di cultura.

I centri del potere sovranazionale non stanno semplicemente cercando di creare un nuovo assetto geopolitico ad affermazione della propria egemonia, ma hanno di mira una completa riforma antropologica che prima di tutto prevede l'imposizione di una nuova e infernale visione del mondo.

Questo è il motivo per cui chi è portatore di valori e visioni non omologabili al nuovo pensiero, è considerato dai poteri inferi un corpo estraneo da espellere o annientare. Dalla fase di censura e di stigmatizzazione sociale, temiamo si stia passando a una fase successiva, che prevede la liquidazione fisica dei resistenti e degli incorruttibili.

Particolarmente odiosi per gli ingegneri del nuovo ordine sono appunto i portatori e custodi di quei punti di vista e di quelle istanze realmente irriducibili e radicali, quali sono quelle della tradizione e dell'identità.

Dugin, dal nostro punto di vista, è oggi uno dei maggiori baluardi viventi a sostegno di una cultura dell'umano, in tutte le sue dimensioni; una cultura che contempla e difende l'uomo nelle due caratteristiche fondanti che la tradizione gli attribuisce, ossia il suo ruolo pontificale di mediatore tra terra e cielo, e quello di essere somma ricapitolazione e sintesi dell'universo intero; qualità che si manifestano in maniera privilegiata nella ricchezza delle sue manifestazioni etniche e culturali.

Ecco che il pensiero di Dugin, dei Dugin, si configura come l'appello scandaloso nel tempo della barbarie e dell'abbrutimento, al sacro e all'identità, che metapoliticamente non possono che configurarsi in una dottrina dell'incontro e dell'armonia del diverso - il multipolarismo - sorretto dalla comune radice e tensione dell'umanità alla trascendenza, al superamento di sé nello spirito. Un pensiero che scuote alle fondamenta le illusioni del nuovo ordine, tanto inviso quando invincibile.

L'attentato di Mosca ci insegna che non vi sarà misericordia alcuna per chi oserà rivendicare il diritto di essere uomini. Viene il tempo del coraggio e della prova.





Muri di gomma

Trucco: fatto, tolta ogni ruga, od imperfezione. Capelli: ben tagliati e pettinati. Espressione del volto: impostata, rassicurante, guarnita da un bel sorriso gioviale, che dona serenità. Motore, ciak, azione!

Che belli i politici nostrani che si preparano al fatidico 25 settembre. Che meraviglia vedere i loro faccioni ovunque. Dai cartelloni in strada agli sponsor sugli autobus, dai programmi di gossip agli approfondimenti più " impegnati", dalla TV propaganda di stato sino alle reti private, ogni pertugio è buono, ogni palcoscenico è valido per farsi notare, per rifilarci, ad libitum, il solito minestrone di banalità, la consueta accozzaglia di slogan preconfezionati alla buona, utili per addomesticare chi pende ancora dalle loro labbra, chi ha reciso, di sua sponte, il contatto con la realtà. Dal lavoro ai giovani, dall'immigrazione alla difesa della fiorente "democrazia israeliana", dalla gestione pandemica alla nuova vita in sicurezza, dagli U.S.A. alla Russia, dal pericolo fascista al ddl zan, dalla crisi energetica all'inflazione, è tutto un raschiare il fondo del repertorio, è tutta una melliflua massa, dalla consistenza gelatinosa, di mezze verità e menzogne assolute, di arrivismo ed intrighi di palazzo, di calci e gomitate per assicurarsi l'ultima poltrona disponibile.

Non è facile orientarsi in questo labirinto fatto di muri di gomma, in quella corsa ad ostacoli quotidiana. Ma a guardare questi signori, quanto meno dovremmo indignarci. Perché anche se ora parlano di inclusione od occupazione, di difesa della famiglia o di welfare, di aiuti, sussidi o prezzi calmierati, di nuovi regimi fiscali o di fantomatiche agende, di solidarietà o democrazia, è bene ricordare che questa classe politica è stata protagonista del più grande scempio che la storia repubblicana ricordi. Che ha affamato, umiliato, represso, sospeso, violato il principio dell'habeas corpus, minato le basi della civile convivenza, introdotto un lasciapassare per sopravvivere, in nome di una falsa scienza, specchio fedele di loschi interessi e perverse visioni del futuro dell'essere umano.

Non dimenticare è, oggi più che mai, un dovere morale. 




Elezioni e metapolitica

Siamo stati ospiti sul canale Metapolitics per affrontare la questione dell'astensionismo e della convinzione da parte della gente di non recarsi alle urne nelle prossime elezioni politiche. 

Quali le ragioni del non-voto? Quale il rapporto tra la democrazia rappresentativa e lo scetticismo nei confronti del voto? La riflessione proposta nel video parte dalla realtà pratica (le elezioni politiche del 2022), per allargarsi a considerazioni di tipo metapolitico.


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