Ore 20.00. Le televisioni degli italiani sono sintonizzate sui TG. Volti plastificati, rassicuranti, abbronzati, truccati, dai sorrisi di porcellana, impreziositi da fini ed eleganti abiti di sartoria, ci raccontano l'attualità. Musiche accattivanti che innalzano la tensione, titoloni mozzafiato...la grande giostra è pronta a partire. La scaletta è serrata. Immagini penetranti, forti, dure, che non lasciano indifferenti neanche i cuori più imperturbabili, sono sparate senza pietà alcuna in prima serata e si alternano, come se nulla fosse, con feste, tormentoni, concerti, estate, ottimismo, falsa ripartenza economica. Guerra, carestia, siccità, emergenza, inflazione, pandemia, contagi in rialzo, omicidi, poi ancora guerra, razionamenti, la faccia del premier e dei suoi vassalli, Europa, Stati Uniti, aperitivi, vacanze, calciomercato, inviati dal fronte ucraino, inviati dalla riviera romagnola, ginnastica in spiaggia, consigli per i saldi. Se c'è uno specchio fedele del delirio mascherato da normalità che viviamo sulla nostra pelle è, senza dubbio alcuno, rappresentato dai telegiornali. È proprio lì, in quel frullatore impazzito che mescola notizie d'ogni sorta, in quei contenitori riempiti con informazioni disomogenee scoccate come frecce nel cranio del malcapitato spettatore, che alberga e prolifera il falso travestito da verità del nostro tempo, dove si altera con dolo la realtà per modificarne la percezione, in cui si affoga la coscienza nel liquame profumato alla meglio della disinformazione a buon mercato.
Disintossicarsi da questo veleno è più che mai essenziale. Ritrovare il contatto con la nuda verità ogni giorno, senza veli, senza artifizi, senza intermediari del terrore e del superfluo, è la chiave per comprendere a fondo la grottesca commedia a cui stiamo prendendo parte. Spegnerli, oggi più che mai, è un atto dovuto. Un gesto di rispetto, imprescindibile, verso noi stessi ed il nostro intelletto.