Affilato, lucido, rivoluzionario, estremamente potente, "Il trattato del ribelle" di Ernst Jünger rappresenta, senza dubbio alcuno, una perla d' inestimabile valore nel panorama letterario del secondo dopoguerra. Saggio socio politico di rara bellezza ed arguzia, il testo dell'autore tedesco, tra le più importanti ed articolate figure del novecento, spicca per la sua lucidità, per la lungimiranza, per il carattere, quasi profetico, che si respira in ogni pagina, estrinsecato magistralmente nella descrizione minuziosa del processo involutivo e di disgregazione in atto caratterizzante la cultura e la società. Schierata apertamente contro la massificazione e l'imbarbarimento dell'essere umano, che sfocierà di lì a poco nel consumismo più sfrenato, l'opera rappresenta un vero e proprio viaggio spirituale, profondo, promuovendo una "fuga responsabile" verso l'interiorizzazione e la consapevolezza, uniche vie reali per la "salvezza" e la preservazione dell'integrità tra le rovine del mondo moderno. Attraverso l'analisi della figura del "ribelle" e la nozione chiave del "passaggio al bosco", interpretato come percorso obbligato di rinascita per l'uomo, Jünger ci consegna un saggio sublime, raffinato, a tratti poetico, in palese contrapposizione al materialismo ed al trionfo soffocante della tecnica, in cui libertà e ribellione sono indissolubilmente legate, vive, pulsanti, tangibili. Una lettura affascinante, moderna, stilisticamente elegante, che invita a superare le proprie paure, i propri limiti, a mettersi alla prova giorno dopo giorno, abbandonando il sentiero " sicuro" e privo di "rischi" tracciato dalla maggioranza. Un invito alla resistenza nel quotidiano, una fonte inesauribile d'ispirazione, da riscoprire, oggi più che mai, per rifocillare l'animo e ritrovare squarci di luce nell'oscurità inquietante che avvolge, mestamente, il nostro tempo.
"Bisogna
essere liberi per poterlo diventare, poiché la libertà è esistenza, è la
voglia, sentita come destino, di realizzarla."