Caratterizzato da una prosa raffinata, potente e dai ritmi serrati, " Il campo dei Santi" di Jean Raspail, pubblicato nel 1973 e tradotto in Italia nel 1998, è molto di più di un romanzo fantapolitico. Il testo, vero e proprio "grido disperato" dell'autore, rappresenta infatti una dettagliata analisi dei tempi moderni, un lucido ed inquietante ritratto dello stato comatoso in cui versa al giorno d'oggi l'Occidente, alla mercé di folli politiche d'immigrazione, divorato da falsi sentimenti di solidarietà ed accoglienza, incapace di difendersi e di preservare intatte le proprie radici, attanagliato nella morsa del globalismo più sfrenato. Il libro, aspramente criticato all'epoca e tacciato di "razzismo" da accademici e studiosi dei fenomeni migratori, demolisce con lucidità ed assoluta lungimiranza i miti buonisti dell'accoglienza a tutti i costi, dell'inclusione "violenta", dell'integrazione forzata, anticipando temi al giorno d'oggi attualissimi e molto dibattuti.
La folla di paria indiani, guidata dal
"coprofago" e partita da
Calcutta in condizioni assurde e disumane, l'atteggiamento remissivo delle
autorità politiche, religiose e dell'opinione pubblica dinnanzi all'avanzare
dell'armata dell' "ultima chance" sino all'approdo sulle coste
francesi, il lavoro mellifluo di una stampa corrotta e schiava di assurdi
cliché, rappresentano alla perfezione la crisi di valori che caratterizza la
società moderna, l'arrendevolezza di una civiltà che ha scelto il suicidio
assistito anziché la lotta per la sua
sopravvivenza, incarnata dal vecchio abitante della montagna che non
vuole cedere la sua casa all'invasore. "Scorretto" e mai banale,
" Il campo dei Santi" è un bagno di realtà, una lettura
imprescindibile per chi ha a cuore identità, cultura e tradizioni. Per chi vuole
addentrarsi in tematiche scomode, forti, scevro da buoni sentimenti
preconfezionati e melensa retorica.