Sconvolgente, visionario, potente e coraggioso,
"Fahrenheit 451" di Ray Bradbury non è soltanto una pietra miliare
nel panorama della "fantascienza", ma un vero e proprio
"avvertimento", un monito per il presente, un testo che affonda le
sue radici nella realtà e nelle deformazioni del quotidiano. Scritto nel 1953,
in piena guerra fredda, il romanzo è ambientato in un ipotetico futuro dove si
cercano, per bruciarli, gli ultimi libri scampati ad una distruzione
programmata e sistematica, conservati illegalmente. Il protagonista, Guy
Montag, pompiere di professione, ha proprio questo compito: invece di domare le
fiamme, appicca incendi funzionali alla distruzione dei testi
"proibiti". L'incontro con Clarisse ed il vecchio professore Faber
farà vacillare le sue certezze e muterà per sempre il corso della sua
esistenza. La denuncia del clima da caccia alle streghe dell'epoca del senatore
Mc Carthy, la presa di posizione netta contro la rinuncia aprioristica al
libero pensiero, nei confronti dell'interferenza soffocante dello Stato nella
sfera privata del singolo e della censura, la difesa della cultura e della
letteratura, rendono lo scritto dell'autore statunitense vivo, pulsante,
particolarmente attuale ed aderente al nostro periodo storico. Una sorgente
d'acqua cristallina da cui attingere a piene mani, che mette in guardia contro
il condizionamento psicologico delle masse e l'incapacità di ribellarsi ad un
governo che annienta, con violenza, ogni forma di dissenso, che ingabbia l'uomo
in schemi precostituiti, inibendo spirito critico e violentando la sua natura.
Tagliente ed angosciante, ma nel contempo carica di speranza e redenzione,
l'opera di Bradbury è profetica, emozionante, da leggere tutta d'un fiato. È un
invito al lettore ad agire prima che lo scenario distopico descritto nelle sue
pagine si concretizzi per cristallizzarsi, inesorabilmente, nella cruda realtà.
"Un libro è una pistola carica"