Una maschera è calata sul volto dell'uomo. La maschera di un mellifluo perbenismo, di un falso altruismo, del conformismo, dell'omologazione. Il lurido cencio di un silenzio imposto, di un sorriso nascosto e forzato, della paura, dell'assenza di spirito critico e di slancio vitale. Una maschera è calata sul volto dell'uomo. Una malsana pezza che lo imbavaglia, che strozza in gola grida e proteste, che toglie il fiato, che impedisce la comunicazione, che ne muta le fattezze, che lo rende inespressivo, distante, scollegato dalla realtà, che lo fa confluire nel mare degli individui senz'anima. Una maschera è calata sugli occhi dell'uomo. Una laida benda che lo rende cieco, incrostata dal marciume del nostro periodo sciagurato, stretta a dismisura dal padrone e da sé stesso affinché non percepisca odio, ingiustizia, menzogna, distruzione, osceni giuochi di potere, vili speculazioni. Una maschera è calata oggi sull'uomo, fino a diventare tutt'uno col suo volto, fino a cucirsi sulla sua pelle, a fondersi con i tessuti, i fasci nervosi, la struttura ossea, che penetra nello spirito, cristallizzandosi nel suo essere. Una maschera oggi è calata sull'uomo. La museruola della viltà, del lasciar fare per il quieto vivere, del silenzio assordante, della notte profonda, della letargia del buonsenso, della logica e dell'esperienza, dell'appartenenza, della rieducazione, della distanza. Il talismano della vergogna, il vessillo della sconfitta, la tassa sull'ossigeno, il paramento liturgico del nuovo culto terapeutico. È arrivato perciò il momento di dire, senza indugio alcuno, un perentorio "basta" a queste recite, ai grotteschi balli mascherati che da due anni ci trascinano in questa folle danza. l tempi sono maturi, la verità bussa, imperiosa, alle porte del nostro cuore. Carnevale è già finito da un pezzo.
" Imparerai a tue spese che, nel lungo tragitto
della vita, incontrerai tante maschere e pochi volti" (L. Pirandello)