Per capire le persone oggi, bisognerebbe avere la capacità di analizzare con strumenti adeguati il lockdown iniziale del 2020.
Al di là di un esame
approfondito, che solo specialisti della materia potrebbero fare
(antropologi, psicologi, sociologi), un'analisi logico-empirica
permette di affermare che il lockdown è stato una sorta di
imprinting, imposto contestualmente a una destrutturazione
dell'esperienza. Occorreva, cioè, produrre disorientamento, perdita,
impotenza, nel modo più radicale, fino a trasformare l'uomo in
marionetta, per riadattarlo a un universo di significati, che doveva
sovrapporsi a fattualità esistenti.
Una ricontestualizzazione
dell'esperienza, potevi collocarla solo lavorando, al modo del
distruggerlo, sull'orientamento percettivo abituale del soggetto.
Che
si voglia chiamare mutamento catastrofico (Bion) o perdita
della presenza (De Martino), l'umanità si è trovata 'gettata' -
anzi, scagliata, e con estrema violenza e accanimento, che non doveva
essere percepito (coscientemente) come tale -, in un universo
denudato di significati, la cui spoliazione veniva determinata da una
potenza esterna minacciosa - ovviamente, invisibile e non
verificabile - che doveva essere fronteggiata per ridare un
ordine.
La nuova normalità - il nuovo universo di significati -,
doveva essere percepito come necessario, come 'salvezza' e perciò
stesso ripristino di un ordine che era stato perso e doveva essere
riconquistato.
I medici, veramente sono angeli, nella misura in cui
si sacrificano per ridarci un ordine che pensavamo perso; i
virologi, maestri di una nuova vita che ci guidano per mano in
mezzo ai pericoli della vita, insegnandoci nuovi sentieri.
L'umanità,
sradicata, fatta esplodere nelle proprie certezze fino a minarne il
sentimento stesso dell'esistenza - la fiducia primaria -, entra in un
universo riadattato per ritrovare proprio quella fiducia a cui nessun
uomo può rinunciare. Solo, ridipinta, così che, ad esempio,
l'influenza diventasse malattia minacciosa e mortale, da cui
proteggersi disperatamente, cancellando ogni memoria di quello che
prima era 'influenza'.
Le misure, nella loro regolarità e
ritualità - per questo, non possono scomparire -, contribuiscono a
questo nuovo ordine, a questa riconquista dell'esperienza.
Per
questo l'umanità ringrazia, come ringrazierebbe una tigre da circo che, strappata al suo ambiente e chiusa in gabbia, ringrazia il suo
nuovo padrone che gli insegna nuovi giochi ed esibizioni, che riadatta un'esperienza - di movimento, impulsi,
comportamenti - che, in gabbia, era stata completamente
cancellata.
La tigre deve perdere memoria del suo
ambiente, e riadattare i suoi impulsi - fingendo di essere tigre -,
nel nuovo contesto che le viene disegnato. Solo così può riprendere
ad avere un sentimento del proprio esistere.
Il lockdown, non è stato altro che una crisi psicotica indotta, controllata, strumentale, per poter condurre l'umanità ad una riorganizzazione dell'esperienza, secondo nuove regole.