Lo stato emergenziale da anni si regge su un "état d'esprit" opportunamente coltivato da una serie di agitatori culturali a cui attribuire indipendenza e buona fede è sempre più problematico.
Da una parte titoli e credibilità delle voci
avverse sono costantemente discussi e ridimensionati, dall'altra si esaltano
competenze e qualifiche di figure utili alla propaganda al fine di rinforzare e
rendere stabile la narrazione vigente.
Ad esempio, si è prestato alla causa il premio Nobel
Parisi, sempre citato con il titolo da biglietto da visita (nel suo caso il
premio Nobel è un attestato di credibilità da esibire, a differenza di quello
di Montagnier, che è invece ininfluente e frainteso).
Il fisico, che si esprime su qualsiasi questione
avvolto dal suo mantello di autorevolezza, è evidentemente anche virologo,
politologo, climatologo, epistemologo, sociologo, esperto di politiche
energetiche, sanitarie, economiche ed ambientali, e chi più ne ha più ne metta.
Un caso pressoché unico di Nobel assoluto. Cavaliere della scienza contro
l'antiscienza, bolla come antiscientifica qualsiasi posizione non sia quella
dell'agenda mondialista, che in pratica esprimere il senso e la verità unica
della società. Peccato che quando esce dal suo territorio specialistico, i toni
da propaganda che usa, le stereotipizzazioni e le generalizzazioni tranciate
con l'accetta, siano francamente imbarazzanti e spesso addirittura di livello
più basso di quelle della stampa generalista. Ad esempio, la sua caricatura del
"novazz" è assolutamente irraggiungibile pure dai più beceri salotti
televisivi.
Credi nella scienza (quella vera, aggiungiamo noi)
ma diffida dello scienziato, diceva un lungimirante intellettuale che aveva
compreso che il sapere è puro, ma l'uomo raramente ne è all'altezza.