La retorica del "convincere" e del
"sanzionare" è dilagata ovunque in epoca pandemica. Merita
soffermarvisi.
Chi, ad esempio, sceglie di non vaccinarsi non va
"convinto". Non è, in genere, uno che non ha chiara la situazione, o
non si è informato, o è obnubilato dal terrore. È una persona che ha scelto
come e dove informarsi, ha formulato una propria valutazione, ha esercitato un
diritto. Esattamente come (si presuppone) chi ha deciso di vaccinarsi. Ecco che
allora l'espressione "convincere", associata a misure che si dichiara
esplicitamente essere adottate a scopo persuasivo, diviene particolarmente sinistra.
Cosi come la sempre più sfacciata retorica della "sanzione". Le
misure restrittive applicate ai non vaccinati sarebbero "sanzioni"
adeguate allo scarso senso civico. Peccato che l'esercizio di un diritto non si
sanzioni, o non è tale. O si modifica l'idea di diritto, mettendo in
discussione alle radici l'ordinamento giuridico in cui viviamo, oppure l'idea
di sanzionare libertà definite è aberrante e criminale.
Entrambe le espressioni, "convincere" e
"sanzionare", denotano una mentalità autoritaria e un assoluto
disprezzo dello stato di diritto, pericolosi perché introiettati nel linguaggio
e pertanto non consapevoli. Tali fattori, nella popolazione indicano un senso
civico pressoché assente e una sostanziale ignoranza dello stato e delle
istituzioni. Perlomeno una gravissima distorsione ideologica a cui bisogna
rimediare con una intensa opera di "sensibilizzazione".
Presso politici, giuristi e costituzionalisti,
tale distorsione è imperdonabile, con tutto ciò che comporta in termini di
fiducia, credibilità e responsabilità morale e civile.