Isocrate scrisse: " La nostra democrazia si autodistruggerà perché ha abusato del diritto alla libertà e uguaglianza, perché ha insegnato alla gente a considerare l’insolenza come diritto, l’illegalità come la libertà, l’impudenza di parola come uguaglianza e l’anarchia come beatitudine.”
Falsi proclami. Facili slogan. Questo caratterizza
i nostri assurdi tempi. Dalla deformazione dei concetti di libertà ed
uguaglianza scaturiscono a cascata tutti i profondi sradicamenti in atto, tutti
i più violenti sconvolgimenti in essere. L'uomo deve essere riplasmato ad immagine
e somiglianza di ciò che il potere vuole da lui. Deve essere funzionale,
protocollare, omologato. Ogni differenza deve essere abbattuta, sbaragliata dal
fiume in piena del cambiamento, che rompe ogni argine fino a distruggere il
conosciuto. Fino a sommergere, nelle sue nere acque, ogni dissenso, ogni voce
fuori dal coro. Ma tutto ciò è un artifizio, un inganno. È la pelle d' agnello
che copre il lupo, è il predatore che si finge mansueto per divorare le sue
prede. Come non esiste libertà soltanto perché garantita dalla Costituzione, da
uno stato di matrice democratica, da un "vaccino", o dal "faccio
ciò che voglio quando voglio" così l'"uguaglianza" non può
scaturire dall'abolizione delle "differenze", della cultura, delle
tradizioni, dei tratti distintivi delle nazioni. Dalla compressione del
"Volksgeist", dello "spirito" d'ogni popolo.
Dall'annientamento, tramite fumose trame legislative, di ciò che è sempre
stato, nella storia del mondo, uomo e donna. La diversità è vita, fluente e
tangibile. È crescita, individuale e collettiva. Non è discriminazione, come
vuole convincerci a tutti i costi la propaganda di regime, ma valorizzazione. È
resistenza forte, attiva, vera, contro i dogmi del globalismo più esasperato.
Contro chi vuol far confluire l'individuo nel mare della massa senza volto. La
diversità è ricchezza.