Il 2020 ci ha mostrato come guerra e medicina siano associabili, in chiave propagandistica, sia sotto il profilo dell'immaginario che di quello linguistico. Questo avviene perché, nel sistema tecnocratico e mondialista che si va costituendo, entrambe sono espressioni e prolungamenti della tecnica svolgenti funzioni affini in termini di affermazione politica e di controllo sociale. Un fatto ci sembra essere particolarmente indicativo della loro convergenza: il comune cambio di paradigma avvenuto nella seconda metà del '900, con l'affermazione del modello preventivo, tanto in guerra che in medicina.
Guerra e medicina preventive sono di fatto sempre esistite, ma non sono mai state il modello o la prassi dominante nei due rispettivi ambiti. Con il modello della guerra al terrorismo, si è teorizzata la possibilità di aggressione indiscriminata, e senza necessità di puntuale giustificazione, verso qualunque entità si consideri un potenziale pericolo. La medicina preventiva, similmente, permette di legittimare qualsiasi intervento sanitario o farmacologico in funzione di un rischio possibile, anche in assenza di una diagnosi presente o perlomeno probabile. Entrambi i modelli consentono di dispiegare l'opzione bellica o sanitaria oltre qualsiasi perimetro in cui tradizionalmente erano confinate, semplicemente confezionando scenari ed ipotesi ad hoc utili al proprio scopo. In questo modo, i mercati potenziali in cui estendere il proprio business, reale o metaforico che sia, divengono potenzialmente infiniti; nel pacchetto è compresa pure la piena disponibilità del mercato più prezioso: quello interno. Il rischio di terrorismo o eversione, come quello di epidemia o crisi sanitaria, giustificano infatti la necessità di un perenne stato di mobilitazione e allerta rivolta all'interno dei propri confini. In questo modo il potere può giustificare tutti i dispositivi utili al controllo e alla previsione che ritiene opportuni, pervadendo e organizzando ogni ambito della vita sociale.
Guerra e medicina, insomma, sono destinate a divenire
sempre più il braccio armato della tecnocrazia incombente.