Sapete perché diamo così fastidio, tanto da dedicarci articoli diffamatori?
Perché sfuggiamo totalmente agli stereotipi con cui una certa intellighenzia
ama etichettare intere categorie di persone per emarginarne le idee e
liquidarle.
A loro piacciono le piazze dove trovare personaggi
caricaturali e confusi, per poterci inviare fanpage e mostrare a
tutti quanto siano sciocchi i “negazionisti” e i “complottisti”.
Noi invece pensiamo, argomentiamo e poniamo quesiti.
A loro piace Salvini che mangia nutella, la coattaggine della Meloni o Renzi che arranca con l’inglese, per poter definire chi non gli va a genio “meloniano”, “salviniano” o “renziano”. La nostra posizione, invece, non è riconducibile a quella di nessun partito, movimento o orientamento di tipo parlamentare o extraparlamentare.
A loro piacciono i razzisti da bar per poterli
dileggiare. Noi consideriamo le differenze culturali una ricchezza, e
auspichiamo la pace tra i popoli riaffermando il diritto di vivere nella
propria terra e di preservare la propria identità.
A loro piacciono i nostalgici del fascismo per
scandalizzarsene. Noi cerchiamo di analizzare seriamente e con distacco i
periodi storici senza pregiudizi, criticando l'egemonia e il predominio del
pensiero neoliberale.
A loro piace liquidare come “antisemita” qualsiasi
posizione critica nei confronti della politica di Israele. Noi cerchiamo di
porre questioni e aprire dibattiti sulla situazione geopolitica mediorientale
che non siano pregiudicati in partenza da scelte di campo ideologiche.
A loro piacciono i “negazionisti della storia” per
poterli perseguire penalmente. Noi, invece, pensiamo che la prassi
storiografica debba necessariamente mettere in discussione i propri prodotti
per metodo, per poterli confermare se reggono al vaglio, o rivederli se ce ne
fosse l'urgenza.
A loro piacciono i “bigotti” e i
"baciapile" per poter liquidare il cristianesimo come il residuo di
un'epoca infantile oltrepassata dalla modernità emancipata. Noi consideriamo le
tradizioni spirituali strutture permanenti di senso, da interrogare e a cui
rivolgersi per comprendere il presente nei suoi limiti e nelle sue possibilità.