A rischio di generalizzare, perché le eccezioni ci
sono sempre, riteniamo comunque di poter affermare con una certa sicurezza di
aver perso i giovani.
Quello che ci lascia veramente costernati è la pressoché totale mancanza di una mobilitazione giovanile coordinata e condivisa. All'appello latitano tutte le generazione tra i quindici e i trent'anni, che in pratica appaiono perlopiù allineate e passive nei confronti della narrazione dominante. Tralasciando ingenuità, avventatezza e strumentalizzazioni varie, i giovani un tempo furono comunque i principali soggetti della contestazione, costituendo un importante termometro sociale delle inquietudini e dei malesseri del paese. Oggi non solo non si sentono e non si vedono, ma potremmo affermare sulla nostra personale esperienza che sono tra i più feroci e aggressivi giudici e persecutori del dissenso, in nome di un'omologazione e di un appiattimento culturali senza precedenti.
Sappiamo tutti che i movimenti del '68 e degli anni successivi sono stati ampiamente strumentalizzati e promossi per finalità che la gioventù ignorava. Sui motivi della contestazione, sui suoi frutti, su ciò che diceva di essere e ciò che realmente era, non entro in merito; non è questo il punto. Perché ci fosse possibilità di strumentalizzazione, doveva esserci materiale umano strumentalizzabile, ossia un'ondata di malcontento e di voglia di cambiamento a cui dare una forma. Dovevano esserci comunque energie a cui attingere, e un immaginario e una volontà allo stato grezzo da plasmare. Oggi tutto questo non sarebbe neppure pensabile.
Senza ombra di dubbio hanno concorso a questa
anestetizzazione generalizzata la demolizione del sistema dell'istruzione e
dell'educazione umanistica da una parte, e la costante esposizione
all'indottrinamento e alle suggestioni di media e social dall'altra.
Il quadro complessivo è desolante: una massa
elettorale inerte confezionata ad hoc per approvare incondizionatamente lo
status quo, in una pantomima in cui, a prescindere dallo schieramento scelto,
la forma di approvazione al sistema è sempre e comunque plebiscitaria.