Nazismo e fascismo possono tornare? Siamo convinti di no. Attenzione: qui non parliamo di generiche forme totalitarie di governo; parliamo di due esperienze storiche precise, con precise caratteristiche ideologiche. A volte si sente utilizzare il termine "nazifascismo", ma è un termine che non indica queste due esperienze nella loro specificità, ma una sorta di quintessenza di entrambe, ossia l'insieme degli elementi che esse condividono e che le caratterizzano. Questi elementi sono, a parer nostro e senza un ordine preciso, il culto carismatico di un capo, l'ordinamento gerarchico, la sacralizzazione della politica e del corpo sociale, la sostituzione dell'etica della rappresentatività a favore della mistica del partito, il culto della razza o della stirpe, un nazionalismo aggressivo e violento. Secondo noi oggi mancano tutti i presupposti affinché un'ideologia di tal sorta possa nuovamente affermarsi: manca tanto la cornice teorico/concettuale, che il tipo umano che possa sostenerla. È innegabile che fascismo e nazismo siano nati (come altri movimenti politici dell'epoca) sulla scorta di un'idea romantica della prassi politica, innestata su un saldo tessuto etico e su una visione idealizzata dell'uomo; il suo soggetto fu una generazione altamente educata alla mobilitazione, al sacrificio e ad una visione eroica della vita. Tra noi e loro c'è un universo, e le generazioni odierne non vi assomigliano affatto. Se si imporranno nuove forme autoritarie o totalitarie, risponderanno ad altre logiche e ad altre esigenze.
Il rischio di un nuovo totalitarismo esiste eccome;
lo vediamo, anzi, ogni giorno più concreto. A differenza del
"nazifascismo" esso ha a propria disposizione una cornice ideologica
adeguata, un supporto umano pronto a recepirlo e i mezzi tecnici e scientifici
per realizzarlo. Ogni volta che si porta l'attenzione verso forme autoritarie
morte e inattuali, trascurando di vedere il pericolo odierno, si manca il
bersaglio: quando la campagna di distrazione è condotta sistematicamente e in maniera
centralizzata, ci troviamo di fronte ad autentiche opere di manipolazione del
consenso. Per capirci, non è ragionevole preoccuparsi ad esempio
dell'insorgenza di nuove forme di biologismo razzista, quando nessuna
università finanzia ricerche in questo senso e nessun esponente autorevole
della comunità scientifica sostiene tesi di tale matrice, e non preoccuparsi
invece di forme sempre più invasive di biopolitica e biocontrollo, che sono
finanziate, sviluppate, e promosse, con l'avvallo dei governi, da gruppi di
interesse sempre più influenti e sempre più ramificati. Sempre a titolo di
esempio, è assurdo preoccuparsi prioritariamente di fenomeni marginali e
minoritari di nazionalismo violento, a fronte di vere e proprie usurpazioni di
ciò che si considera il diritto all'autonomia e all'autodeterminazione dei
singoli paesi, dettate da organismi sovranazionali che operano secondo agende
ed interessi che sono privati e incondivisi. Il nuovo totalitarismo avrà per
supporto masse umane politicamente inerti e anestetizzate, ridotte a puro
supporto biologico di un diritto astratto alla sussistenza, viventi esistenze
orizzontali e insignificanti, senza nessuna spinta ideale, ma una mera
vocazione all'intrattenimento. I nostri nonni saranno stati degli ingenui, e
hanno pagato caro i propri errori, ma almeno erano uomini. Noi quegli errori,
oggi, non potremmo neppure farli.