Spingere i cittadini a denunciare altri cittadini, come accade nei regimi di stampo sovietico, dal punto di vista della logica del potere presenta tre aspetti particolarmente rilevanti.
Innanzitutto frammenta il potere in una
molteplicità invisibile e disseminata di punti di esercizio ed affermazione che
altrimenti non sarebbe ottenibile con i mezzi ordinari di repressione del
dissenso.
In seconda battuta, soggetto e oggetto del potere
vengono a coincidere: è la cittadinanza che giudica se stessa e si condanna. Il
potere, in pratica, si esercita e perpetua su se medesimo, e questo, se
apparentemente genera l'illusione di una condivisione del potere nelle mani del
cittadino, in realtà è l'esatto opposto: egli non comanda e non giudica per
propria prerogativa, ma prolunga e subisce il potere che lo comanda e lo
giudica, il quale continua a detenere intonso il proprio status, ormai senza
più nessuna forma di antagonismo reale.
Infine, l'aspetto più inquietante, la cittadinanza
legittima l'abuso di potere e lo sostiene: in pratica rende lecito l'illecito,
alimentando a catena ulteriori progressi nell'ambito della repressione e del
controllo. L'aspetto più pericoloso è l'abitudine: sulla consuetudine si
costituisce la norma, e una volta che una norma è fissata, essa è estendibile
in maniera indefinita a qualsiasi circostanza lo richieda.
Loro non vedono al di là delle loro mascherine.