cui
essi muovono è la via legalitaria ed elettorale; loro scopo immediato è il conseguire
influenza in parlamento; loro ultima finalità è la così detta conquista del potere
politico. In tale guisa resta spiegato perché anche i rappresentanti dei
partiti rivoluzionari entrino a far parte della assemblea legislativa. Ma il
lavoro parlamentare che
essi vi compiono, dapprima contro voglia, poi con crescente compiacimento ed interesse,
li trasporta ancor sempre più lontano dai loro elettori. Le questioni che lor si
presentano e che esigono di venir da essi seriamente studiate, hanno per
effetto di allargare
e di approfondire le loro cognizioni e di aumentare quindi sempre di più il divario
tra loro e i compagni rappresentati.
Non
è, adunque, soltanto un divario puramente iniziale tra i rappresentanti dei partiti
detti rivoluzionari e i loro compagni, che l'attività parlamentare ingrandisce.
Addestrandosi
nei dettagli della vita politica, nei particolari della legislazione, delle questioni
tributarie, delle questioni daziarie e nei problemi della politica estera, i
capi acquistano un valore che - almeno finché la massa si attiene alla tattica
parlamentare, ma
forse anche se vi rinunzia - li rende indispensabili al partito e ciò per il
fatto ch'essi ormai non potrebbero più venir sostituiti senz'altro da altri
elementi del partito non facenti parte del meccanismo burocratico perché
accudiscono invece alle loro quotidiane occupazioni, che li assorbono
completamente.
E
così dalle cognizioni di causa vien virtualmente creata, anche in questo campo,
una inamovibilità che è in contraddizione coi principi fondamentali della
democrazia.
Le
cognizioni di fatto che innalzano definitivamente i capi al di sopra della
massa rendendosela schiava, acquistano una base ancor più salda per i bei modi
e pel savoir faire in società, che i deputati imparano nei parlamenti, come
pure per lo specializzarsi, frutto in particolar modo del lavoro compiuto nella
camera oscura
delle
commissioni.
E’
naturale ch'essi applichino poi gli stratagemmi, ivi appresi, anche nei loro rapporti
col partito. Con ciò riescono facilmente a vincere eventuali correnti loro contrarie:
Nell'arte di dirigere le adunanze, di applicare ed interpretare il regolamento e
il programma, di presentare opportuni ordini del giorno in momenti opportuni,
in breve,
negli artifici atti a toglier di mezzo dalla discussione i punti importanti ma
loro ostici od anche ad indurre una maggioranza mal disposta a votare in loro
favore o, nel caso più sfavorevole, a farla ammutolire, essi sono maestri.
Quali relatori e competenti che conoscono persino i più reconditi penetrali del
tema che han da trattare,
e che a forza di raggiri, parafrasi ed abilità terminologica, san trasformare anche
le questioni più semplici e più naturali del mondo in tenebrosi misteri, dè
quali essi soli possiedon la chiave, essi sono, in linea intellettuale, del
tutto inaccessibili e, in linea tecnica, del tutto incontrollabili da parte
delle grandi masse, di cui ognuno di essi
si atteggia ad essere "l’esponente teorico".
Essi
sono i padroni della situazione. In questa posizione essi vengon vieppiù fortificati
dalla fama che si vanno acquistando, sia come oratori, sia come studiosi o conoscitori
di determinate materie, sia anche con le attrattive della loro personalità - intellettuale
oppur soltanto fisica - nella stessa sfera dé loro avversari politici e, per
tal
modo, anche nell'opinione pubblica.
(…)
La
formazione di regimi oligarchici nel seno dei regimi democratici moderni è organica.
In altri termini, essa è da considerarsi quale tendenza, alla quale deve soggiacere
ogni organizzazione, persino la socialistica, persino la libertaria. Questa tendenza
si spiega in parte con la psicologia, cioè coi cambiamenti psichici che le singole
personalità subiscono nel corso del loro moto evolutivo nel partito; in parte invece
anche, ed anzi in primo luogo, con ciò che si potrebbe chiamare la psicologia dell'organizzazione
stessa, vale a dire colle necessità di natura tattica e tecnica, che derivano
dal consolidarsi dell'aggregato in ragione diretta del suo procedere disciplinatamente
sulla via della politica.
Se
vi è una legge sociologica, a cui sottostanno i partiti politici - e prendiamo
qui la parola politica nel suo senso più lato - questa legge, ridotta alla sua
formula più concisa, non può suonare che all'incirca così: l'organizzazione è
la madre della signoria degli eletti sugli elettori.
L'organizzazione
di ogni partito rappresenta una potente oligarchia su piede democratico.
Dovunque, in essa, si rintracciano elettori ed eletti, ma, pure dovunque,dominio
quasi illimitato dei capi eletti sulle masse elettrici. Sulla base democratica s'innalza,
nascondendola, la struttura oligarchica dell'edificio.
Fonte:
tratto da “La democrazia e la legge ferrea dell’oligarchia” di R.Michels