La pornografia è un prodotto mediatico di massa che si
è prestato, soprattutto nell'ultimo ventennio, a veicolare un immaginario
sessuale fortemente stereotipato, nonchè modelli di costume favorevoli a una
certa visione moderna della società, informata al disimpegno e all'edonismo
coltivati per se stessi e consumati nel puro istante del piacere.
Siamo lontani dall'epoca in cui il porno era un fenomeno di trasgressione e rottura, coltivato spesso come una forma di rivendicazione sociale: oggi l'industria del porno è sostenuta dal capitale e dai poteri forti, e non sorprende si unisca coralmente nel presente momento alla narrazione vigente, coltivando un immaginario fatto di mascherine chirurgiche e guanti in lattice, di quarantene pruriginose e improbabili e fantasiosi rapporti strappati alla segregazione.
Siamo lontani dall'epoca in cui il porno era un fenomeno di trasgressione e rottura, coltivato spesso come una forma di rivendicazione sociale: oggi l'industria del porno è sostenuta dal capitale e dai poteri forti, e non sorprende si unisca coralmente nel presente momento alla narrazione vigente, coltivando un immaginario fatto di mascherine chirurgiche e guanti in lattice, di quarantene pruriginose e improbabili e fantasiosi rapporti strappati alla segregazione.
Non fatevi ingannare: il luogo principale in cui si
consuma materiale pornografico è appunto la solitudine; quella medesima
solitudine a cui ci vorrebbero condannare per sempre.
Pornografia e atomizzazione sociale sono solidali in
un mondo in cui l'eros autentico scompare, e dilaga una desolante e igienica
virtualità autoerotica.